Nel settembre del 2025 è attesa a Firenze la mostra “Angelico” una grande rassegna che dopo più di settanta anni, tornerà a celebrare con una monografica il grande pittore italiano. In attesa di scoprire cosa si potrà ammirare nella mostra che, curata da Carl Brandon Strehlke con Angelo Tartuferi e Stefano Casciu si svolgerà a Palazzo Strozzi e al Museo di San Marco un anticipo di questa esperienza si può vivere al Museo di San Marco dove è tornata, restaurata la Deposizione di Santa Trinita.
L’opera, visibile nella Sala del Beato Angelico, restaurata grazie al sostegno dei Friends of Florence, sarà infatti uno dei pezzi della mostra, un percorso con prestiti provenienti dai più importanti musei e istituzioni al mondo (grazie alla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi, la Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura e il Museo di San Marco) che ospiterà le sezioni dedicate agli inizi dell’Angelico e alle miniature, oltre ad offrire il percorso tra i celebri affreschi del Frate pittore. La Deposizione fu commissionata all’Angelico tra il 1429 e il 1432 da Palla Strozzi in onore di suo padre Onofrio per la Sagrestia della Chiesa di S. Trinita, trasformata in cappella di famiglia, e che rappresenta uno dei primi capisaldi della produzione artistica matura del Beato Angelico, che lo stesso Vasari ebbe modo di menzionare nelle Vite, ricordando come “mise tanta diligenza che si può, fra le migliori cose che mai facesse, annoverare”.
... mise tanta diligenza che si può, fra le migliori cose che mai facesse, annoverare
L’opera presenta i toni di una vera e propria scena teatrale, dove i ventotto personaggi si affollano in primo piano. La critica ha cercato di comprendere se tra i personaggi raffigurati dall’Angelico sono riconoscibili i ritratti di personaggi del tempo, in particolare dei committenti della famiglia Strozzi. Il centro della scena è occupato dal corpo di Cristo deposto dalla croce, sostenuto da alcuni personaggi che si affannano sulle due scale per sorreggerlo, affiancati dalle Marie piangenti. In primo piano colpisce la figura inginocchiata di un giovane in abiti contemporanei, identificato col Beato Alessio Strozzi, che sembra svolgere il ruolo di intermediario tra l’osservatore e l’evento sacro. Altro elemento di novità, che il restauro ha contribuito a mettere maggiormente in risalto, è dato dal paesaggio sullo sfondo, con le colline della campagna toscana e una città turrita, Gerusalemme, che allude anche a Firenze. Un paesaggio illuminato da una luce chiara e intensa che avvolge tutti i personaggi, dando risalto alle vesti rifinite in oro.
Splendido il prato fiorito e lussureggiante in primo piano. Il lungo e delicato restauro sostenuto dai Friends of Florencedurato è durato quasi due anni e ha recuperato con l’intervento di pulitura i valori di trasparenza e luminosità della pittura dell’Angelico. Il minuzioso intervento di ritocco pittorico ha ricucito le numerose, piccole mancanze, causate dalle vecchie vernici che avevano letteralmente strappato le stesure più sottili, e le abrasioni delle antiche puliture. La verniciatura finale è stata studiata appositamente per saturare la pittura e non appesantirla con un’eccessiva lucentezza, in modo da enfatizzare la leggerezza e la trasparenza delle campiture. Sono state svolte anche indagini diagnostiche per cercare di comprendere meglio il rapporto tra le parti dipinte da Lorenzo Monaco (cuspidi e predella) ed il completamento dell’Angelico, con la scena principale e i pilastri laterali con le figure dei Santi, ma molto resta ancora da spiegare.