Lusso può far rima con ambiente. Lo dimostra Zordan, la prima azienda al mondo a certificare uno strumento che misura l’emissione di CO2 degli arredi di un punto vendita. Un’azienda familiare fondata nel 1965, che ha saputo fare della sostenibilità un punto di forza del Made in Italy. Ora è alla seconda generazione e dal 2016 si è trasformata in società benefit, ottenendo la certificazione ‘B corp’.
“Creiamo per aziende del lusso spazi retail che a noi piace definire belli e sostenibili - spiega Alfredo Zordan, che guida l’impresa con il fratello e la sorella - belli perché realizziamo arredi di eccellente manifattura e sostenibili perché è questo il nostro modo di fare business. Abbiamo clienti con cui lavoriamo da molti anni: con Bulgari abbiamo celebrato il ventesimo anno di collaborazione. Vogliamo partner con cui condividiamo affinità etica e un approccio più attento alle esigenze dell’ambiente”
Oltre il primario brand di gioielli, Zordan lavoro per Dior, il gruppo Richemont, e alttri importanti marchi italiani.
Come fa a coniugare l’etica con l’opulenza?
“Quando ci siamo trasformati in società benefit ci siamo posti l’obiettivo di perseguire il benessere del pianeta e delle persone, oltre a dare sostegno alle comunità locali. Pensiamo sia possibile associare il business con l’impegno a risolvere problemi sociali e ambientali. Così ci siamo fatti promotori di un nuovo modo di vedere il punto vendita e siamo riusciti a realizzare uno strumento che calcola l’emissione di C02 nella produzione degli arredi dei nostri clienti. Una cosa molta innovativa che ci ha richiesto due anni di lavoro: ora siamo gli unici al mondo ad avere un sistema così sofisticato”.
Il passo successivo è stato diventare consulenti sulla sostenibilità dei negozi. “Gli obiettivi dell’Ue di dimezzamento delle emissioni di C02 nel 2030 e di neutralizzazione nel 2050 sono chiari: pianificare una strategia di riduzione è diventato un obbligo, soprattutto nell’ambito del lusso che fa del marketing un asset importante. Comunicare questi concetti sta diventando strategico”.
Lo strumento messo a punto da Zordan tiene conto della provenienza dei materiali, delle emissioni durante il trasporto, delle emissioni degli scarti di lavorazione in azienda e delle emissioni nel trasporto del bene realizzato presso il punto vendita. “Le strategie di riduzione – spiega - hanno diversi ambiti di applicabilità ma il più importante è la durata del bene: se ad esempio devo rinnovare gli arredi ogni 4 anni invece che 8, è logico che la quantità di emissioni raddoppia. Altro aspetto fondamentale è la provenienza del materiale: meglio preferire prodotti locali pur pagando magari qualcosa in più, premiando territorialità e qualità.
Determinante anche la scelta dei materiali: acciaio, alluminio, legno hanno diversi impatti. Così come nei tessuti: il cotone organico dimezza le emissioni rispetto a quello tradizionale. Importante poi usare materiali leggeri, per ridurre i volumi di trasporto. Quindi scegliere i mezzi di trasporto più convenienti. Al cliente presentiamo un simulatore per rafforzare la sua consapevolezza, in modo che le scelte non siano solo estetiche. Stiamo facendo un’opera di trasferimento della cultura sulla misurazione della sostenibilità agli studi degli architetti che progettano i punti vendita”.
La clientela vi segue?
“Almeno un terzo è sensibile a questi temi e molti ci hanno chiesto anche solo la consulenza con lo strumento di misurazione”. Il vostro obiettivo? “Il desiderio è di arrivare a definire parametri di emissione di CO2 per metro quadro del punto vendita, imponendo ad architetti e arredatori l’obbligo di trovare strategie di riduzione. Il sogno è che nell’aprire un negozio si rediga a fianco del budget economico anche il budget di CO2, che indichi una progressiva riduzione delle emissioni”.
Secondo Zordan, però, la sensibilità del mondo dell’arredo è ancora bassa e anche alla Mostra del Mobile di Milano pochi espositori hanno utilizzato la sostenibilità come elemento caratterizzante, premiando invece solo la parte estetica. D’altronde, riconosce, la scelta dei materiali in base all’impatto sull’ambiente è molto complesso: “possono anche sembrare molto sostenibili ma poi non lo sono; bisognerebbe guardare alle certificazioni dell’azienda produttrice”.
Qual è la tendenza prevalente nella scelta dei materiali per l’arredo?
“Fino al 2014 ha prevalso la volontà di mostrare ricchezza, adesso si è più attenti a bilanciare l’eleganza con l’utilizzo responsabile del materiale che non sia troppo invadente rispetto al prodotto. Anche le dimensioni all’interno dei negozi sono cambiate, dopo il Covid: si punta a spazi espositivi che rendano più coinvolgente l’esperienza di acquisto. Spazi quindi più accoglienti, con salottini e angolo bar, dove il cliente si sente tranquillo e coccolato, in un ambiente protetto e confortevole”
“In termini cromatici – prosegue - dai negozi scuri si è passati a negozi più luminosi, che negli Usa devono fare i conti con nuovi regolamenti di assorbimento dell’energia; quindi, pareti bianche, che fanno consumare meno elettricità e permettono un focus sul prodotto maggiore”.
“Per quanto riguarda le materie prime, la tendenza è a bandire la plastica e a dare preferenza ai materiali originali, vergini, senza ricorrere a trattamenti galvanici per nobilitare metalli di basso costo”.
A quali mercati guardate?
“Lavoriamo in Europa, in Medio Oriente e in Nord America. L’anno scorso abbiamo realizzato il negozio a due piani di Dior in Fifth Avenue a New York. Siamo stati impegnati per diversi mesi con condizioni sfidanti ed è stato un successo. La nostra mano si vede in particolare nella lavorazione della cupola in legno di rovere sospesa al soffitto. Altra realizzazione importante è stata a Place Vendome a Parigi per…..: pezzi unici su superfici curve con integrazioni di materiali e geometrie molto complesse. Il mercato medio orientale è in fermento e negli ultimi 2 anni stiamo lavorando molto in Qatar , in Kuwait, a Dubai, ad Abu Dabi, nel Barhain. In questi paesi il settore del lusso non si è mai fermato ed ora i centri commerciali beneficiano del flusso dei russi”.
E il mercato italiano?
“E’ stato in ripresa l’anno scorso ma ora ha rallentato con l’aumento dei costi delle materie prime. Nei prossimi mesi si capirà se la tendenza positiva potrà essere mantenuta o se assisteremo ad una battuta arresto”.