"Magnifico e fragile. Il Mediterraneo”. È il titolo della mostra allestita all’Acquario Civico di Milano che presenta le opere di 20 artisti: pittori, scultori, fotografi e performer, selezionati per la loro sensibilità sia verso l’eterna e antica bellezza sia verso la complessità attuale rappresentata dal “Mare Nostrum”.
"È una mostra di forte allarme sociale, non certamente decorativa, né tranquillizzante", mette le mani avanti il curatore Aldo Premoli, conversando con Mag. "Il Mediterraneo è fascinoso. Qui sono fiorite le grandi civiltà della storia, ma oggi a causa delle migrazioni incontrollate dall’Africa è diventato uno tra i luoghi più pericolosi al mondo, quello dove muore il maggior numero di persone, vittime della tratta e dei naufragi. Il problema è epocale, storico, nessuno sa come risolverlo".
Purtroppo non è l’unico. La crisi ambientale causata dall’inquinamento e dal crescente surriscaldamento delle acque, l’incremento della presenza di cargo di ogni genere come conseguenza del raddoppio del canale di Suez, infine, la presenza di navi militari che attraverso lo stretto di Gibilterra navigando per tutto il Mediterraneo giungono fino al Mar Nero mettono a rischio questo prezioso ecosistema marittimo e storico-culturale.
"Ciò che mi propongo attraverso la mostra – allarga le braccia Premoli – è cercare di sensibilizzare il pubblico su quanto sta accadendo nel mare di casa nostra. Perciò ho costruito un percorso con artisti di valore. Molti di loro insegnano nelle accademie e nei licei e conoscono bene i problemi sopra descritti. L’arte contemporanea, a mio avviso, non si può risolvere in un bel quadro appeso alla parete di chi se lo può comprare. Deve essere una riflessione che l’artista porta all’attenzione sua e di tutti".
Tanti i temi tracciati e affrontati in questa collettiva: dal mare come esperienza tragica per chi cerca la fuga dal proprio Paese, al mare come contenitore di dolci ricordi della nostra infanzia, quando trascorrevamo lunghe estati in spiaggia, al mare, infine, come custode di miti antichi, che rimangono immutati nella loro verità.
Il mare come esperienza tragica per chi cerca la fuga dal proprio Paese
Il curatore si limita a citare solo qualche artista, ovviamente, tra i tanti presenti. Uno di questi è Fulvio Di Piazza: "La sua opera, intitolata “Approdo”, raffigura un veliero che sembra un pescecane arenato, una immagine che rimanda ai capolavori del maestro olandese Hieronymus Bosch". Un altro è Francesco Bellina, "un reporter straordinario che lavora per le più grandi agenzie internazionali e scatta foto magnifiche in bianco e nero", o ancora Giovanni Iudice, di Gela, assurto a fama internazionale per le sue opere sui migranti. Alcune delle opere presenti in mostra sono state prestate dai collezionisti, altre sono state eseguite per l’occasione. "Io mi limito a proporre un concetto sul quale lavorare, ma siccome l’artista è molto più bravo di me riesce sempre a inventare qualche cosa di sorprendente che mai avrei potuto immaginare".
La mostra a ingresso gratuito è parte di Milano Art Week, coordinata dall’Assessorato alla Cultura in collaborazione con Miart. La scelta dell’Acquario Civico non è casuale. "Io faccio mostre soltanto per i musei civici – spiega il curatore – in quanto si rivolgono ai residenti e agli studenti, più che ai turisti. È questo il pubblico che a me interessa. Lavorare con i ragazzi dà grandi soddisfazioni: per la mia esperienza posso dire che sono intelligentissimi. Se vengono accompagnati nella maniera giusta dai professori capiscono le cose con una velocità sorprendente, molto più degli adulti che spesso hanno dei filtri ideologici. Inoltre, i giovani sono abituati a guardare più che a leggere, quindi è facile comunicare con loro attraverso le immagini".
Visitare questa mostra può essere senza dubbio un'esperienza interessante. Se non altro perché il mare, da sempre maestro di vita, esercita sulle persone un fascino severo e immutabile.