Dal tappeto tradizionale sardo all’arte contemporanea. Una sfida, un sogno che un’azienda di Sarule in Barbagia, Studio Pratha, sta portando avanti con una squadra di donne tutta al femminile. Le età variano molto, ma ad accomunarle c’è la tecnica della tessitura su telaio verticale, praticata in modo del tutto manuale e senza alcun ausilio di strumenti meccanici. Un sapere antichissimo, millenario, che si tramanda da generazioni nel cuore della Sardegna.
“Con noi lavorano quattro artigiane, tutte con almeno cinquant’anni di esperienza al telaio, e abbiamo accolto nel gruppo una tirocinante dello IUAV di Venezia, laureanda in design della moda e arti multimediali, con l’obiettivo di trasmettere i saperi e guardare al futuro” dice Laura Lai, designer dello Studio Pratha di Sarule - nato dall’intuizione dell’imprenditrice Graziella Carta - impegnata a proporre le opere sarde in diverse gallerie d’arte di Singapore.
Reinventare la tradizione non è facile. Farlo attraverso un modello di arte sostenibile, che non ha impatto energetico in fase esecutiva lo è ancora di più. “Prediligiamo la lana nei colori naturali dei bianchi, grigi, neri e marroni, oppure usiamo erbe tintorie per la colorazione. Guardiamo a forme e linguaggi del design minimalista del Bauhaus, aprendoci a collaborazioni con artisti contemporanei. E ciò che davvero conquista anche il pubblico internazionale è forse la manualità, quel savoir faire unico che non può essere in alcun modo riprodotto in modo industriale” aggiunge Lai ricordando che le opere sono state esposte anche a Londra e a Bruxelles, in Cina, per la Guangxi Design Week, a Dubai, mentre a Singapore l’Ambasciata italiana ha già accolto due delle nostre esposizioni.
C’era un tempo in cui in Barbagia, soprattutto a Sarule, Gadoni e Orani, in ogni casa c’era un telaio. Sin da bambine, le donne imparavano a tessere per usi domestici, per la dote delle figlie, per la vendita locale. Si dice che per il suo pregio, l’arazzo venisse barattato con beni alimentari e che il suo valore corrispondesse a precisi quantitativi di grano o formaggio. Era parte della dote che le ragazze portavano con sé all’altare e nelle dimensioni più piccole serviva per coprire la cassa della dote stessa. Poi, in tempi più recenti, la macchina della modernità, con le sue proposte immediate e di facile accesso economico, ha inferto un grande colpo alla produzione, paziente, laboriosa e dalla storia millenaria.
Oggi sono diverse le iniziative sarde che intendono mantenere viva l’arte locale della tessitura. Il borgo di Sarule ha istituito negli ultimi anni dei corsi di formazione per una nuova nuova classe di artigiane e assicurare il passaggio generazionale. Ma qualche iniziativa privata si spinge ancora più lontano, con un approccio innovativo, investigando il territorio della modernità in modo rivoluzionario. “Siamo tra le eccellenze artistiche presenti nella guida Homo Faber, la piattaforma digitale dedicata all’artigianato e agli antichi mestieri in Europa, ma ci poniamo al mercato in modo diverso.
L’intenzione è quella di suscitare lo stupore in chi osserva un’opera d’arte contemporanea creata con tecniche millenarie. Alcune delle nostre tessitrici sfiorano i novant’anni. I nostri clienti sono catturati dalle immagini, non solo dei manufatti ma anche delle mani “antiche” che lavorano svelte al telaio, dentro ad ogni manufatto ci sono saperi profondamente legati al nostro territorio. Responsabilità sociale e dialogo generazionale completano il messaggio che vogliamo portare oltre ai confini italiani.”