Una funzione religiosa, una sfilata di moda, un recital, una commemorazione commossa. La suggestiva Basilica di San Camillo de Lellis a Roma ha ospitato “E sarà che il tempo cancella le immagini”, tributo a Raniero Gattinoni a trent’anni dalla sua scomparsa. Sacralità, moda e poesia fusi per celebrare il genio creativo che ha scritto importanti pagine della moda italiana.
I duecento ospiti, tra i quali Luca Barbareschi, Paola Minaccioni, Enrica Bonaccorti, Gloria Guida, Milly Carlucci, Anna Lou Castoldi, accolti da Stefano Dominella e Guillermo Mariotto, hanno assistito ad una Messa celebrata dal parroco Sergio Palumbo. Una cerimonia intensa e sentita con canti Gregoriani intonati dal coro della basilica e l’Ave Maria di William Gomez interpretata dal mezzo soprano di fama internazionale Sandra Pastrana.
Nei banchi della Basilica un angelo interpretato dall’artista visiva Nicoletta De Santoli e venti modelle che hanno percorso la navata centrare della chiesa per ricevere l’eucarestia indossando creazioni tra passato e presente, tratte dall’Archivio storico della maison Gattinoni con il sapiente styling di Guillermo Mariotto e dei suoi assistenti Emiliano Marinelli e Gabriele Melodia.
Meravigliose giacche in velluto con baschine che creano armonici volumi e le maestose camicie in taffetà di seta plissé, simbolo del bello e ben fatto made in Italy, create per la famosa collezione Orlando.
Poi è stata la volta della lettura di alcuni dei brani tratti dal libro “E sarà che il tempo cancella le immagini”, a cura di Bonizza Giordani Aragno, una raccolta di poesie di Raniero Gattinoni, dal quale emerge la personalità dello stilista, scissa tra poesia e moda. Alcune di queste lette da personaggi dello spettacolo e della cultura come Pino Strabioli, Bonizza Giordani Aragno, Danila Bonito, Simonetta Gianfelici, Michela Tamburrino, Vittoria Carli e Paola Minaccioni. Una presentazione-racconto dove la sacralità, la moda e l’ars poetica di Raniero Gattinoni si sono incontrate idealmente.
Era il 1982 l’anno in cui il designer lanciò, insieme a Stefano Dominella, attuale Presidente onorario della Maison, sulle passerelle milanesi, la linea pret-à-porter della storica casa di alta moda fondata dalla madre, Madame Fernanda Gattinoni, celebre couturière nella Roma della Dolce Vita e non solo. Lo stilista-poeta non voleva essere definito figlio d’arte, anzi, era per tutti “lo stilista del sogno” per la sua particolare alta moda e per l’inclinazione a sviluppare progetti concepiti nel suo vasto universo intellettuale.
“Non si tratta di creare abiti – dichiarava Raniero Gattinoni – ma di intraprendere una ricerca, una interpretazione storico culturale della realtà e renderla attuale”. Da una parte il lavoro nella moda, in quel mondo che definiva un po’ frivolo ed esclusivo da cui fuggiva, dall’altra la sfera privata in cui coltivava la sua vita intellettuale, la sua casa, i suoi amici artisti e le sue poesie, che rappresentavano il suo rifugio lontano da quella mondanità ricca di forma, ma così povera di contenuto.