Il prezioso scrigno di Brera cambia inquilino. Lascia “la casa in ordine, soddisfatto” per quanto realizzato negli anni e con tanto di ‘promemoria’ con le istruzioni su come è organizzata la grande macchina di Brera, con la sua collezione di arte e tesori inestimabili.
Il museologo britannico James Bradburne, direttore generale della Pinacoteca e della Biblioteca Braidense, si appresta a salutare quella che definisce ‘casa’, dove ha passato gli ultimi 8 anni: il suo secondo mandato scade il prossimo primo ottobre. “Vado via, è confermatissimo certo, è la legge” ci dice categorico.
Spiega che sta scrivendo “tutte le istruzioni della casa, cosa che – è la nota dolente - nessuno ha fatto per me. Ma lo sto facendo, per lasciare scritto come funziona Brera. Lascio le chiavi e spero che chi mi succederà, il prossimo o la prossima, sarà molto riconoscente per questo lavoro da padrone di casa. Quando sono arrivato io dovevo indovinare come gestire questa struttura”.
Il museologo britannico James Bradburne, direttore generale della Pinacoteca e della Biblioteca Braidense, si appresta a salutare quella che definisce ‘casa’, dove ha passato gli ultimi 8 anni
E non è cosa da poco, la Pinacoteca di Brera e la Biblioteca Braidense sono istituzioni impegnative, che affondano le radici nel passato e splendono per l’interesse costante che riescono a suscitare. Parliamo di una Biblioteca, costituita nel 1770 dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, che è tra le maggiori biblioteche pubbliche italiane. E di un Museo di statura internazionale: la Pinacoteca, che nacque a fianco dell’Accademia di Belle Arti, voluta sempre dall’imperatrice nel 1776, con finalità didattiche.
Possiede più di duemila opere, tra cui molte assolutamente imperdibili, per me su tutte, il ‘Cristo morto’ di Mantegna, Il Bacio di Hayez, Il ritrovamento del corpo di San Marco di Tintoretto. Capolavori al cui cospetto è impossibile non rimanere ipnotizzati. Le due realtà si trovano entrambe all’interno di Palazzo Brera, sorto su di un antico convento trecentesco dell’ordine degli Umiliati e poi dei Gesuiti. Che conobbe l’assetto di oggi a partire dall’inizio del Seicento, disegnato dalla matita di Francesco Maria Richini. Ma lasciamo i gloriosi cenni storici e guardiamo avanti insieme a James Bradburne. Che ci parla orgogliosamente della sua “visione di futuro”.
Tra cui c’è anche il grande progetto del ‘raddoppio’ dello spazio espositivo di Brera con l’apertura di Palazzo Citterio, il cantiere è pronto a partire. “Sono molto contento di aver lasciato anche una mia visione – aggiunge - se poi sarà abbracciata dal mio successore vedremo, non sta a me deciderlo”. Quel che è certo è che adesso “ogni parte di questa macchina cresce bene, le pratiche sono consolidate, le persone si parlano e, come abbiamo visto con il Salone del Mobile, siamo capaci di fare miracoli. Questa è la ‘squadra’. Lascio una casa in ordine, con un gruppo di professionisti, con rispetto, con affetto.”
Il tempo per fare il bilancio di questi anni alla guida di Brera arriverà 100 giorni prima dell’addio, “farò un discorso 100 giorni prima di andar via con un resoconto, sarà intorno al 22 giugno”. Per i saluti veri si aspetterà un’occasione speciale, a settembre, probabilmente il 21, quando Bradburne ha in programma di organizzare un “concerto di ‘Brera musica’ (che altro non è che il progetto della Pinacoteca di Brera che esplora e approfondisce le relazioni esistenti tra arte visiva e musica, voluto dall’instancabile direttore generale, ndr.) se sono disponibili i musicisti”, e forse una festa in cortile. Ma si vedrà perché in quel periodo ci sarà un cantiere per il rifacimento della facciata interna.
E dopo? “Mi prenderò almeno un mese di ferie, probabilmente in Giappone, perché lì riesco a staccare completamente. Non avrò il peso di essere responsabile per questo patrimonio immenso”. “E’ da 18 anni che sono senza vacanze: 8 anni qui, e prima 10 anni a palazzo Strozzi. Sono stato reperibile 24 ore al giorno 7 giorni alla settimana”. Su cosa farà al termine del suo mandato James Bradburne non si sbilancia oltre, ma assicura che di certo - lui nato in Canada ma cittadino britannico – “rimarrò in Italia, scriverò libri per i bambini e farò tutto quello che mi piace”.