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2 settembre 2024,
di Laura Antonini

Soggiorno da star sul Canal Grande

Come ogni anno a Venezia si ripete la magia del Festival del Cinema. Red carpet, prime visioni, attori e celebrità, fotografi e curiosi. Un evento che porta in laguna oltre ai numerosi turisti appassionati del grande schermo. Tutti vogliono esserci tanto più che Venezia è anche una meta culturale con la possibilità di visitare le destinazioni storiche, le tantissime mostre allestite ma anche l’esposizione Internazionale d'Arte dal titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, a cura di Adriano Pedrosa e prodotta dalla Biennale di Venezia. Anche la scelta del luogo dove soggiornare per visitare Venezia può essere una vera e propria esperienza. Per chi può la città ha una rosa di alberghi e di residenze uniche con servizi stellati. Ci sono i grandi nomi dell’ospitalità che in laguna hanno investito. Belmond alla Giudecca con il suo Hotel Cipriani, Four Seasons che nel 2025 aprirà dopo un'ampia ristrutturazione, l’Hotel Danieli, Venezia, nella Riva degli Schiavoni a due passi da Piazza San Marco.
 
Tra le numerose destinazioni c’è anche la chicca Aman Venice all’interno di Palazzo Papadopoli, uno degli otto palazzi monumentali della Serenissima sul Canal Grande, che vanta anche un accesso sul retro. Una residenza unica che anche George Clooney e Amal Alamuddin (tra i protagonisti del red carpet di questa edizione della mostra del Cinema al Lido dove il divo di Hollywood ha presentato la pellicola fuori concorso "Wolfs", assieme a Brad Pitt) non si sono fatti scappare scegliendola niente meno che per celebrare il loro matrimonio. 
Oltre all'entrata spettacolare sul Canal Grande si può accedere anche in modo più intimo e riservato in questo albergo da sogno. Sul retro si trova un grande cancello dotato di citofono. Si suona e il sogno inizia. Basterà attraversare un viale alberato per scordarsi quasi di essere in una città spesso vittima di over tourism. Un palazzo, che vanta anche un bellissimo giardino. Qui la storia e l’arte convivono, basti pensare che questo palazzo fu completato nel 1570 dall’architetto Gian Giacomo dé Grigi, su commissione della famiglia Coccina. Negli anni, alcuni dei più celebri artisti italiani, tra i quali Jacopo d'Antonio Sansovino e Giovanni Battista Tiepolo, hanno contribuito a rendere il Palazzo un vero e proprio museo.
Proprio la famiglia Tiepolo acquistò il Palazzo nel 1748: a loro si devono gli affreschi di molte stanze, la costruzione dell’imponente biblioteca e la creazione di una vera propria collezione d’arte. Il palazzo passò di mano più volte tra il 1837 e il 1864, quando fu acquistato dalla famiglia Papadopoli che avviò un'ambiziosa ristrutturazione, assumendo l'architetto Girolamo Levi, e affidando a Michelangelo Guggenheim la decorazione interna del piano nobile. Guggenheim reinventò gli spazi, trasformando il palazzo in una dimora perfetta per l'intrattenimento, una tra le prime della città dotata di ascensore, lampadari elettrici e telefoni interni. 
 
Vennero realizzati anche i due giardini del palazzo, che, ad oggi, sono tra gli spazi verdi privati più rari in città. Alla fine dell’Ottocento, Vera Papadopoli Aldobrandini – con il palazzo parte della sua dote – sposò il Conte Giberto Arrivabene. Oggi Palazzo Papadopoli è di proprietà della Famiglia Arrivabene. E veniamo ai giorni nostri. Nel 2013 il Palazzo è entrato in una nuova era della sua storia, con il volto di Aman Venice, dopo un’attenta opera di restauro a cura di Jean-Michel Gathy, che ha integrato il patrimonio artistico del palazzo con tocchi di comfort contemporaneo. Tra stucchi e ori i clienti ma anche chi desidera concedersi un aperitivo al primo piano nobile al Bar di Aman Venice in un'atmosfera che sarebbe piaciuta a Lord Byron, si aprono le 24 camere che vantano antichi rivestimenti murali in seta, lampadari originali, affreschi, boiserie e chinoserie. Tra le esperienze da vivere in questo albergo merita un cenno il ristorante Arva dove prendono vita le creazioni dell’ Executive Chef Matteo Panfilio, che acquista solo ingredienti locali e freschissimi al mercato di Rialto e da piccoli fornitori locali. Il risultato? Un menù che rende omaggio alla tradizione con un tocco creativo con piatti di terra o di mare che ospitano carciofi alla salicornia, selvaggina delle isole o asparagi e radicchio dell'entroterra. 

 

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