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2 settembre 2022,
di Manuela D'Alessandro

Gente da Lido

“Pronto, amore? Poco fa ho visto Andrea Occhipinti, il produttore. Faceva l’attore, ti ricordi?”. E’ l’una di notte, siamo sulle scalinate di fronte all’Excelsior. Antonio lo conoscono tutti quelli del Festival. Alto, abbronzato, la smania del cercatore d’oro negli occhi mentre entra ed esce come una scheggia dalle porte girevoli dell’hotel. Ogni anno, da più di un decennio, saluta la moglie in Puglia e sale a Venezia assieme a due amici con una sola missione: vedere più ‘famosi’ che può, conquistare un autografo (“Ne ho 15mila”) e una foto con loro. Ogni tanto aggiorna la consorte sulle sue prodezze. Mostra un foglietto di carta scritto a penna, per ogni data sono indicati gli arrivi previsti. “Ma come fai a saperlo?”. Mi leggo i giornali di tutto il mondo”.

Antonio è l’esponente di punta della categoria ‘avvistatori puri’ del Lido di Venezia. Sono quelli a cui basta vedere quasi chiunque: un attore di Hollywood, un aspirante qualcosa, un influencer, un ex di qualcuno o qualcosa, un ‘bollito’, una stella con una punta sola. La maggior parte di quelli che aguzzano la vista lo fa per qualcuno, anche magari di insospettabile. Una ragazza bionda avvicina Giorgia Soleri in coda per il film di Inarritu: “Per me non sei la fidanzata di Damiano dei Maneskin, sei Giorgia. Sei la mia queen”.

Il cronometro è scattato dal primo minuto di questo Festival per Harry Styles e Timothée Chalamet, i più attesi soprattutto dalle ragazze. “Timothée vieni a mangiare la pasta con me” il cartello di tre venete, che ci mettono anche il loro indirizzo Instagram caso mai il protagonista di ‘Bones and All’ voglia contattarle per un piatto di spaghetti invece della carne umana di cui si nutre nel film. Assieme a tante e tanti altri sono appostate dal mattino per il red carpet della sera.

Il cronometro è scattato dal primo minuto di questo Festival per Harry Styles e Timothée Chalamet, i più attesi soprattutto dalle ragazze

Il venerdì è il giorno in cui arrivano i più giovani disposti anche a dormire per strada e a non mangiare per godersi lo spettacolo.  E questa è la categoria degli ‘innamorati del cinema a qualunque costo’. Laura, 34 anni, era una di loro. Viene da Brescia da quando aveva 19 anni, studia e sogna la regia. “Ora dormo a Mestre ma tante volte di notte mi ritrovavo con altri disperati a dormire sui divanetti di qualche struttura utilizzata di giorno per gli eventi e lasciata aperta alla sera oppure proprio sulle scale dell’Excelsior”.  

Giacomo, 25 anni, da Parma, ha risolto il problema trascinandosi la mamma: “Sono un appassionato, studio Scienze della Formazione, è il sesto anno di Festival”. La mamma : “A me il cinema non piace, vengo qua e faccio la turista mentre lui sta in sala”.  Jessica, 15 anni, ha convinto due amiche ad accompagnarla. “Ora siamo troppo emozionate, non sappiamo da dove cominciare. Timothée? Ma no, a me piacciono gli attori italiani”.

Francesco girava cortometraggi in gioventù, viene dal 1979 e ha una prospettiva ampia anche se, ammette, “magari dico così perché ho i capelli bianchi”. E quello che dice è che “la gente del Lido è cambiata assieme al cinema che prima era quello profondo dei grandi autori, serio, forse pure troppo. Però il fanatismo superficiale delle ragazzine che urlano qui non si vedeva”.

Venezia ha sempre quel fascino che attira gli appassionati puri, però…

Anche Daniela che vive a Londra e ha casa a Venezia è un’’innamorata cronica’ della Mostra che bazzica da una trentina d’anni. “A me sembra invece che la gente del Lido non sia cambiata molto. Vedo tante facce invecchiate, le stesse di una vita”. Con l’amica Annamaria, psichiatra milanese e compagna di sala di una vita, azzarda un’altra divisione possibile della gente del Lido.

Per caste, determinate dal colore dell’accredito, il più ambito è il rosso, quello che da’ accesso a tutte le proiezioni per un costo modico. Il tutto però mixato all’italiana: “Ci sono un sacco di imbucati, veneziani che conosco bene e che nella vita fanno tutto tranne che i giornalisti ma sfoggiano al collo il tesserino rosso”.  Federico, professore italiano di Sociologia all’Università di Oxford,  sottolinea che “è un bene non ci siano più i dibattiti ideologici di una volta” e che “la gente non è cambiata poi così tanto nei miei 30 anni di frequentazione”. “Venezia ha sempre quel fascino che attira gli appassionati puri, però…”. 

Nota con un po’ di delusione che il sistema della prenotazione dei film diventato online negli anni del Covid è stato mantenuto a discapito delle vecchie code. “Questo fa perdere fascino e flessibilità al Festival. Prima funzionava molto il passaparola, magari un amico ti diceva ‘guarda che c’è un bellissimo film rumeno in una categoria fuori concorso’ e tu cambiavi programma, non andavi a cena e ti precipitavi a vederlo. Ora non si può più: vai dove hai prenotato giorni prima, all’ultimo spesso non c’è posto”. Senza contare, aggiunge, “che per gli anziani e altre persone come ad esempio un mio amico non vedente, è molto ostica la prenotazione online”.

La gente del Lido per fortuna però continua a parlare dei film anche nelle code per andare al bagno o seduta al bar mentre vive la nevrosi della prenotazione che costringe a lunghe e contestate attese. Massimo e Maria che organizzano da volontari un piccolo cineteatro in un oratorio di Verona sono l’emblema del romanticismo: “Veniamo qui per capire quali film proiettare per i nostri appassionati, quali possono incontrare il loro gusto”.

E romantiche in un certo senso sono anche Isabella, Ada e Francesca, tre signore sui 70 anni: “Siamo arrivate per la presentazione di un libro e per un convegno sugli squali. Ci ricordiamo di quando, negli anni 80, giovani e belle, partecipavano al ballo a Palazzo Volpi ai primi di settembre organizzato nell’ambito della Mostra. C’era molta più mondanità, Onassis e altre personaggi di un certo livello. Ora chi c’è?”.

E' un Festival con pochi nomi da sballo, attori e cineasti a parte.

In effetti, a parte la fugace apparizione di Hillary Clinton, è un Festival con pochi nomi da sballo, attori e cineasti a parte. L’importante comunque, osservando la gente del Lido, è farsi un selfie. Categoria numero uno in assoluto. 

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