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6 agosto 2022
di Ivana Pisciotta

Pronti, immersione. L'Italia sottomarina

An ancient roman anphora in the seabed of Ustica 
An ancient roman anphora in the seabed of Ustica 
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Non ci sono altri posti al mondo dove si possono ammirare tanti gioielli dell’antichità come l’Italia. E, questo, si sa. Ma molto spesso si ignora che il nostro Paese conserva nei suoi abissi moltissimi preziosi reperti che sono spesso anche più affascinanti, proprio perché nascosti.

Sono circa 1000 i siti archeologici mappati in Italia. Non sono tutti antichissimi, molti risalgono alla Seconda guerra mondiale: si tratta di relitti di sottomarini o mercantili che sembrano cristallizzati dal tempo, testimoni di una tragedia accaduta tempo fa ma che come un’istantanea, stanno li’ a raccontarla. Le lamiere delle imbarcazioni sono diventate le case di molte specie ittiche, donando loro una nuova vita e diventando un polo di attrazione non soltanto dal punto di vista storico, ma anche biologico.

Tornando indietro nel tempo, invece, basta mettere il naso sott'acqua, e già a soli 5 metri di profondità, è possibile ammirare, nascosti tra la posidonia, i resti di un anfiteatro e di una villa di epoca romana: si trovano nel paradiso dei sub, nella zona dei Campi Flegrei vicino Napoli. È una vasta area di origine vulcanica larga 13 chilometri, che conta 20 punti di immersione, non del tutto esplorata. Tutto lo Stivale è pieno di testimonianze che ‘riposano’ sui fondali. 

In Liguria, a 17 metri di profondità, nella baia di San Fruttuoso, tra Camogli e Portofino, una statua di bronzo, il Cristo degli Abissi, è diventata il simbolo della passione per l'attività subacquea e il mare. L’immersione però è un tantino impegnativa, così come quella nel mare antistante Sestri Levante, teatro di sanguinose battaglie durante la Seconda guerra mondiale, e ricco di relitti di navi militari: tra queste, spicca la Bettolina, un barcone olandese adibito a trasporto merci e affondato il 12 febbraio del 1944, probabilmente a causa di un missile. Ci sono moltissimi porti antichi nascosti dal mare, e che erano invece molto attivi duemila anni fa.

Tutto lo Stivale è pieno di testimonianze che ‘riposano’ sui fondali

In Puglia, ad Egnazia, sono state trovate opere edilizie che furono costruite direttamente in acqua e che testimoniano i due diversi modi di costruire dell’epoca, come spiegò Vitruvio nel “De Aechitectura”: l’opera a piloni e l’opera a fondazione continua. Bisogna però avere un occhio esperto perché ad una prima vista, non è facile capire la complessità della costruzione.  

Era invece molto frequentato il parco archeologico di Kaulonia, al confine tra Reggio Calabria e Catanzaro, scoperto negli anni Trenta. Col passare del tempo, la costa è stata inghiottita dal mare a causa dell’attività di due placche tettoniche sottostanti ma scendendo con le bombole in profondità, si potrà scorgere un tempio dorico perfettamente conservato. Sempre in Calabria, a Punta delle Castelle in provincia di Crotone, sui fondali ad appena 11 metri di profondità, giacciono numerosi relitti e manufatti tra cui moltissimi cannoni in ghisa e resti metallici più moderni (si fa per dire).

Ma il sito archeologico sommerso più affascinante è senza dubbio quello della zona dei Campi Flegrei. Orazio sosteneva che "nessun golfo del mondo risplende più di essa", e se qui avevano la villa delle vacanze personaggi del calibro di Giulio Cesare, Pompeo Magno, Marco Antonio, nonché il poeta Lucullo e Cicerone, c'è da esserne sicuri. Baia insomma era luogo di villeggiatura d'elite ai tempi dell'Impero Romano e ora è diventato il centro archeologico tra i più belli e suggestivi al mondo. A pochi metri dalla riva è possibile scorgere mosaici, statue, resti di pavimenti in lastre di marmo e mura latine nascoste da ciuffi di posidonia  e accarezzate da branchi di castagnole e saraghi di passaggio.

Baia era luogo di villeggiatura d'elite ai tempi dell'Impero Romano e ora è diventato il centro archeologico tra i più belli e suggestivi al mondo.

Il Portus Julius è dal 2002 area marina protetta. E ancora non smette di stupire: tra il noto Ninfeo di Claudio e la Villa dei Pisoni, due anni fa è stato rinvenuto un nuovo mosaico - il primo policromo - che faceva probabilmente parte di un complesso termale di 2.500 mq a sua volta parte di una residenza privata, datato attorno al III secolo d.C. Il pavimento in questione è a disegno geometrico composto da ottagoni accostati, decorati al centro da fiori stilizzati, tutti diversi fra loro. La zona era peraltro frequentata per le sue acque sulfuree che curavano affanni e malattie al punto che le terme, si dice, siano state inventate proprio qui. Il cielo azzurro, il mare trasparente, il clima piacevole, l'acqua calda: per i romani, era l'ambiente ideale per lasciarsi andare al dolce far niente.

Ad apprezzare gli ozi di Baia, c'era anche Cicerone che definiva questa la zona di "piaceri, amori e tradimenti". Era impossibile non farsi travolgere dalla frenesia e dalla voglia di avventura: il poeta Marziale notava ironicamente che "a Baia una donna arriva come una Penelope e ne riparte come un'Elena". Ma Baia era anche un importante centro culturale e ricreativo, visto che Cicerone la definì 'pusilla Roma' in grado perfino di dare ispirazione agli imperatori che cercavano di riprodurre nella capitale alcune caratteristiche naturali della costa. Farsi ora un bagno in quelle acque si traduce in qualcosa più di un momento di refrigerio: significa ripensare alla Storia, riscoprire il passato, in un tuffo, è il caso di dirlo, che difficilmente si dimenticherà.

Ad apprezzare gli ozi di Baia, c'era anche Cicerone che definiva questa la zona di "piaceri, amori e tradimenti"

Chi invece è appassionato di relitti di navi, in Italia ha solo l’imbarazzo della scelta dal momento che a livello mondiale, se ne registrano oltre 202 mila sui fondi di mari e oceani e di questi, 15.641 derivano da naufragi avvenuti nel Mediterraneo.  

Tra i più famosi, alle isole Tremiti, a cala degli Inglesi, c’è “Il Lombardo” un piroscafo a ruote del XVIII secolo, che altro non è che una delle imbarcazioni utilizzate da Garibaldi nella spedizione dei Mille. Peraltro fin dall’antichità il mare delle Tremiti era molto trafficato dal punto di vista commerciale, e infatti in profondità si possono trovare ancora anfore e resti di imbarcazioni. A Portofino ci sono il relitto del Croesus, affondato nel 1855 e il Schooner, un veliero della prima metà del Novecento. Nel golfo di Genova, a 34 metri di profondità, si può ‘visitare’ La Haven, tra le più grandi navi sommerse del Mediterraneo.

Tantissimi anche i relitti che giacciono nei mari della Sardegna: a Santa Teresa di Gallura si può ammirare l’Angelika, la nave cargo greca, affondata nel 1981 in circostanze mai chiarite, che si trova di fronte allo scoglio della Marmorata. Nel Golfo di Orosei, ce ne sono due di cui uno, il famoso KT, è una nave mercantile tedesca che venne affondata dai cannoni nascosti nelle grotte della costa. Il relitto è conservato magnificamente al punto che tra i banchi di pesci, è possibile scorgere sul pavimento della nave perfino i piattini di caffè che hanno disegnata la svastica, simbolo del partito nazionalsocialista tedesco.

Nello Stretto di Messina, a Saline Joniche, ‘riposa’ sul fondale a 50 metri di profondità la Laura C., una nave da carico in ferro che venne affondata da un siluramento durante la seconda guerra mondiale mentre sempre in Sicilia,nel Golfo di Tonnara, giace il Kent, una nave cargo greca, affondata nel 1979, che al momento del disastro trasportava migliaia di copie del Corano: per questo viene chiamata anche “nave dei Corani”. Lunga 80 metri, si trova a 25 metri di profondità ed è consigliata solo ai sub più esperti. Passiamo alla costa laziale: a Cala dell’Acqua a Ponza, nel 1944, un Landing Ship thank, mezzo da sbarco americano, non arrivò alla riva perché venne affondato da una tempesta.

Oggi sul fondale luminoso, adagiato sulla sabbia bianca, si possono ancora scorgere le due parti del relitto spezzato: per i sub, è un’immersione tra le più suggestive. Se andiamo invece in Puglia,  per l'esattezza a Santa Caterina di Nardò, in provincia di Lecce, da oltre 60 anni i subacquei possono ammirare i resti dell'aereo tedesco Junker 88, situato a circa 35 metri di profondità. Largo circa 20 m e lungo 15 m, il relitto è in ottimo stato di conservazione ed è visitabile relativamente da poco tempo, dagli anni 2000.

Spostiamoci in Sicilia: per i sub più esperti, li aspetta a Mortelle, nella zona di Messina, il relitto della Valfiorita, motonave di 6.200 tonnellate, tra 45 e 71 m di profondità. Costruita per scopi commerciali, durante la Seconda Guerra Mondiale venne riconvertita a mezzo militare. La nave è spezzata in due, e nel suo carico si trovano altri relitti interessanti di mezzi di trasporto: auto Fiat Balilla, Fiat 1100, motociclette con sidecar, molti mezzi autoblindo. Non resta che tuffarsi, prendere l’erogatore e aprire la bombola!

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