Doppio petto o casco? La domanda viene spontanea se ci si trova a dover guidare la nuova Lamborghini Huracán Tecnica. Non ci aiuta Stephan Winkelmann, presidente e ceo dell’azienda di Sant’Agata Bolognese: “È un’auto nata per essere utilizzata ogni giorno nel tragitto casa ufficio, come tra i cordoli e le chicane di una pista”. Ma è una supercar che spaventa solo a leggere i numeri, obiettiamo.
Provare per credere, rispondono i progettisti, invitandoci a fare un giro con il loro nuovo bolide per scoprire questa doppia anima sulle strade intorno a Valencia e poi sul circuito “Ricardo Tormo”. Diciamolo subito: sorprese ed emozioni non sono mancate. Nata per colmare il divario che c’è nella gamma della Huracán tra la variante più estrema “STO”, omologata per l’utilizzo stradale, e le diverse versioni “EVO”, destinate secondo le indicazioni del costruttore a un impiego per così dire “lifestyle”, la Huracán Tecnica dichiara subito un’indole corsaiola. Sulla carrozzeria, affilata nell’aerodinamica, risaltano lo splitter anteriore, il diffusore e l’alettone fisso nella coda. I cerchi in lega sono Damiso da 20 pollici, con taglio a diamante e design esagonale, vestiti da pneumatici Bridgestone Potenza Sport studiati appositamente.
Entrando nell’abitacolo viene tuttavia un po’ meno quella essenzialità estrema nell’allestimento che ci si potrebbe aspettare su una sportiva del genere. Dotazioni come i sedili rivestiti in Alcantara ad altezza regolabile, il quadro strumenti digitale con grafiche dedicate, il sistema d’infotainment che consente la massima integrazione tramite le interfacce di connessione Apple CarPlay, Android Auto e Amazon Alexa, concedono a guidatore e passeggero un minimo di comfort in più rispetto agli altri modelli del marchio. Quando si preme il pulsante start torna però la domanda: doppio petto o casco? L’elettronica di controllo con l’acronimo LDVI (Lamborghini Dinamica Veicolo Integrata) gestisce sulla Huracán Tecnica ogni aspetto del comportamento stradale, a cominciare dalla risposta delle sospensioni fino al sistema a ruote posteriori sterzanti.
Passando dalla modalità di marcia più tranquilla “Strada” ai programmi “Sport” e “Corsa”, la Lambo subisce una trasformazione alla Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Da affidabile compagna per affrontare il traffico cittadino e, volendo, recarsi a fare la spesa al supermercato mettendo comunque in conto di non passare inosservati, diventa un bolide super reattivo in grado di schizzare sull’asfalto come la pallina di un flipper. Siamo sul circuito “Ricardo Tormo” a Cheste, vicino a Valencia. Schiacciando giù tutto il pedale del gas, brucia i 100 in soli 3,2 secondi per poi raggiungere, sparando dentro una dopo l’altra le sette marce del cambio a doppia frizione al volante, i 325 chilometri orari di velocità massima. Lo fa lasciandosi dietro un’inconfondibile “urlo” che esce dagli scarichi e che fa tremare ogni cosa intorno, mentre alla guida puntiamo fiduciosi sui freni da racing della Brembo con dischi carbo-ceramici di serie. Ha un motore benzina aspirato di 5.2 litri che, con i suoi 640 cavalli e 565 Newtonmetri di coppia è tra i più potenti V10 in commercio.
Vanta anche una massa di soli 1.379 chili, grazie all’impiego di materiali ultra leggeri come carbonio e alluminio per un rapporto peso/potenza di 2,15 chili per cavallo. “La Huracán Tecnica condensa le più avanzate soluzioni nel campo del design e dell’ingegneria per creare un’auto perfetta. In un’epoca di esperienze virtuali è un omaggio alla purezza tecnica e alla fisicità delle sensazioni”, dice sempre Winkelmann, ribadendo che nello sviluppare la vettura è stato cercato il compromesso ideale tra un modello destinato alle competizioni e una sportiva gestibile anche da un pubblico meno esperto. Compromesso che, dopo il nostro test, possiamo dire che sia stato trovato. Ciò non deve però trarre in inganno. Mai dimenticare, nemmeno per un attimo, di essere seduti al volante di una Lamborghini. Perché la sua parte Mr. Hyde è sempre lì e non essere concentrati potrebbe diventare un problema perfino per un pilota navigato.
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