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16 gennaio 2025
di Lidia Lombardi

Luce sull'archeologia

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C’è stato un momento nella storia di Roma che ha segnato il punto più basso e insieme la risalita della china fino a quello più fulgido. Il baratro è stato l’uccisione di Cesare. Poi il cammino spedito – e insperato - verso l’età dell’oro e della pax di Ottaviano Augusto. Di questo snodo della civiltà occidentale testimonia un luogo nel cuore della caput mundi: è la piazza di Torre Argentina, sulla quale si affaccia come una quinta il Teatro di Roma. Un palcoscenico denso di memorie e di significati. Sorto sopra un’altra platea, quella del teatro di Pompeo.

 

E a ridosso di un’area sacra, con i tre templi cominciati a scavare negli anni Venti, e di un’area squisitamente politica, la Curia di Pompeo. Religione, Spettacolo, Stato: tutto raggrumato di fronte il foyer dello Stabile di Roma, nel “buco” ammobiliato di pietre antiche, risalenti fino al IV secolo avanti Cristo, poi affiancate nel Medioevo da una chiesa, intitolata – genius loci – a San Nicola dei Cesarini, una delle blasonate famiglie capitoline. Insomma, una summa delle nostre radici, della romanità che ci ha lasciato – e ha lasciato al mondo, dall’Occidente all’Oriente - letteratura, leggi, storiografia, leggende, riti, drammaturgia, sculture, templi, anfiteatri, filosofia, scienza, ingegneria, urbanistica.

 

A riempire il Teatro Argentina, nelle mattinate domenicali, torna il ciclo di incontri-conferenze di “Luce sull’Archeologia”: un format giunto alla undicesima edizione che ha avuto un grande successo. Ecco allora che anche questo inverno alle ore 11 di sette domeniche si tornerà a varcare la soglia del Teatro Argentina, in parallelo agli scavi di Torre Argentina, dove alle Idi di marzo del 44 avanti Cristo Cesare, il condottiero arrivato fino alla Britannia, il divus amato dal popolo, fu trafitto da 23 coltellate, in una congiura “scellerata”- scelus in latino vuol dire delitto e insieme sventura – guidata dal figlio adottivo Bruto.

 

Gli scavi dell’area sacra cominciarono negli anni Venti e portarono alla luce tre templi, svelando gli dei ai quali erano dedicati: prima Feronia, divinità sabina, uno dei ceppi della popolazione romana; poi a Giuturna e a Fortuna, la dea omaggiata da Quinto Lutazio Catulo di ritorno dalla vittoria sui Cimbri.

 

Ecco nei secoli a venire le evoluzioni dei potenti, le alterne fortune che arridono a Silla e a Pompeo, tanto prestigioso quest’ultimo da costruirsi addirittura una curia, sede assembleare dei senatori, accanto alla propria dimora. Ed ecco Cesare, annientato proprio sotto la statua di Pompeo, dove ora svetta un solitario pino. Infine Augusto, che chiude con un muro il luogo del cesaricidio, troppo empio per la sua pia capitale dell’Impero.

 

Chi assisterà alle conferenze di “Luce sull’Archeologia” sarà dunque accolto da vestigia antiche dell’Area Sacra (riaperta al pubblico due anni fa con un nuovo percorso grazie al mecenatismo della Maison Bulgari) e dalle forme della Roma barocca così come si rivelano nelle dorature settecentesche del teatro che si vanta di avere tra l’altro ospitato il debutto nel 1816 del Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, diventato nel 1972 sede dello Stabile di Roma.

 

 

Il nuovo viaggio nella millenaria storia della caput mundi, nella sua archeologia e società, avrà quest’anno un percorso tematico dal titolo “Lavorare per l’eternità. Uomini e dei nella Roma dei Cesari: religione, giustizia, destino” e si svolgerà dal 19 gennaio al 30 marzo, in sette appuntamenti  (19 e 26 gennaio, 2 e 16 febbraio, 9, 23 e 30 marzo) con il contributo di una nutrita schiera di storici, archeologi e studiosi d’arte alla scoperta della dimensione politica, degli spazi pubblici, dell’universo mitico, ma anche della memoria e dell’identità, che racconteranno come Roma e il mondo classico siano ancora oggi i depositari della bellezza.

 

Gli incontri sono potenziati dall’approfondimento dei temi, sia da un punto di vista letterario che filosofico e giornalistico, per rendere più chiari i legami culturali tra passato e presente. Da Capitale dell’Impero a centro della Cristianità, la storia di Roma sarà una traversata di conoscenze ed esperienze arricchite, come nelle passate edizioni, dai contributi di storia dell’arte di Claudio Strinati, a lungo soprintendente per diciotto anni del Polo museale romano,  a cui si affiancheranno le anteprime del passato di Andreas M. Steiner e le introduzioni di Massimiliano Ghilardi.

 

L’avvio, domenica prossima, con gli interventi del professore Maurizio Bettini su Cicerone, Antigone e “gli aggiogatori di buoi” e della professoressa Giovannella Cresci sul tema Antonio al funerale di Cesare: nuove strategie di comunicazione politica, mentre la scrittrice Annarosa Mattei approfondisce la figura di Cristina di Svezia, il mito della regalità e il culto dell’antico; conclude Strinati parlando di Gian Lorenzo Bernini, Tomba di Matilde di Canossa, San Pietro.

 

Si prosegue il 26 con i contributi dei professori Giovanni Brizzi su Imperium. Il potere a Roma, Paolo Carafa su La città rinasce dalle ceneri. Il volto di Roma da Nerone a Domiziano e Monica Centanni su Augusto e il rex nemorensis: politica religiosa e propaganda politica; infine, Strinati con Alma-Tadema, Claudio proclamato imperatore (1867).

 

A febbraio sul palcoscenico del Teatro Argentina saliranno tra gli altri il Direttore del parco archeologico di Ostia antica, Alessandro D’Alessio, e la scrittrice Dacia Maraini (2 febbraio); il giornalista Aldo Cazzullo, ormai popolarissimo per i suoi libri best seller e la trasmissione “Una giornata particolare” trasmessa da La7 (16 febbraio).

 

Il 9 marzo si parlerà tra l’altro de La strenua lotta di Diocleziano per la salvezza dell’Impero Romano, il 23 marzo de Il Giubileo del 1600 e la riscoperta delle antichità paleocristiane, mentre lo scrittore Paolo Di Paolo ritrarrà il Posto ideale per vedere se tutto finisce. Vidal, Fellini, l’eternità a Roma.

 

L’ultimo incontro del 30 marzo avrà per protagonisti Mariarosaria Barbera, già Soprintendente Statale e Direttore del Parco archeologico di Ostia antica, sul tema Donne e violenze di guerra. Uno sguardo sull’età antica, e il filosofo-saggista nonché politico Massimo Cacciari, filosofo, saggista e politico, con una riflessione su Antigone oggi; conclude Strinati con la Deposizione di Rosso Fiorentino a Volterra.

 

La “pausa” intellettuale delle matinée di Luce sull’archeologia – un tempo sospeso e assai prolifico per la mente – rimanda proprio al concetto di otium per gli antichi (tema dell’edizione dello scorso anno): mai tempo futile ma esperienza di civiltà.

 

 

 

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