Colorato, trasparente, luminoso. Svetta un cactus in vetro di Murano dietro la vetrina-finestra di Palazzo Soderini-Frankestein, alle spalle di piazza del Popolo, dove ormai s’incipriano di rosa fino all’happy hours i tramonti romani. E’, il cactus, una delle opere di Aristide Najean, l’artista francese che si è formato presso i Maestri di Murano trovando nel vetro la sua dimensione di scultore. A Najean è dedicata una sala di Spazio Opis, la nuova galleria inserita nel triangolo delle strade romane fermento di creatività, dagli atelier di via Margutta a quelli di via di Ripetta, fino alla sede dell’Accademia di Belle Arti.
Si deve alla collaborazione tra Maria Teresa Panatta e Laura Griesi con Floriana Viesti il nuovo grande spazio in via Ferdinando di Savoia 2 dedicato all’arte e al design. Le tre fondatrici della Galleria – Opis rimanda alla divinità romana arcaica personificazione della terra e dei frutti che essa dispensa – vogliono tenere la barra dritta verso una precisa filosofia espositiva: il dialogo tra antico e contemporaneo e tra branche di invenzione: pittura e scultura, dunque, ma anche oreficeria, design per l’arredamento, fotografia.
Così le pareti bianche delle sale rinnovate da Maria Eugenia Muratori e Brigida Paolillo – Palazzo Soderini-Frankestein risale al 1901, realizzato dall’architetta americana Clotilde Brewster per l’eccentrica e colta nobildonna polacca Marianna Frankestein sposata con il conte Edoardo Soderini – si sono animate con la mostra inaugurale “Art Installations. Old Masters – Contemporary – Design”. Ecco allora appunto le inedite sculture in vetro di Najean: oltre al “Cactus” decritto in apertura, forme sinuose appese al muro come quadri traslucidi ma anche un levissimo vaso nei toni del verde mela, e appunto sono mele soffiate nella sua fornace veneziana “La Cattedrale” a circondarlo.
Il Novecento parla qui con una “Natura morta” di Afro Basaldella, nel pantheon della Scuola Romana e tra i principali esponenti dell’Informale. L’opera, del 1963, è un collage su carta di giornale intelata dove si aggrovigliano segni neri su uno sfondo bruno. E’ come un totem l’”Aquila” di Giacinto Cerone (1993) in ceramica rossa. Pietro Consagra lavora invece su pietra semipreziosa per scolpire l’elegante altorilievo di “Matacubo onice n. 2” (1989). Roberto Almagno - allievo di Pericle Fazzini proprio all’Accademia di Belle Arti – irretisce lo spettatore con due installazioni nelle quali ha lavorato sulla materia spesso scelta, metallo nero, memore del lavoro del padre e del nonno, che in fornace, ad Aquino lavoravano il ferro. Dialoga con le assertive sculture una gouache su cartone di Marc Chagall, figurine abbozzate con inchiostro di china tra svolazzi color pastello (1930).
Anche il design sposa il Novecento. In tre vetrine esposti nella affollata e mondana serata dell’inaugurazione, i gioielli d’artista realizzati su disegni di Carla Accardi e ancora di Consagra e Almagno da Paolo Paolillo della Gioielleria Valadier. Pezzi unici di cui sono conservati anche i bozzetti usciti dalle mani degli artisti e una corrispondenza, raccontata attraverso i fax dell’epoca, che ripercorre la nascita di ogni monile (sono spille, collane, anelli, orecchini), dalla scelta dei materiali alle pietre, a testimonianza della lunga amicizia che ha unito Paolillo agli artisti.
Ed ecco gli “Old Master”. Si va indietro nei secoli, fino al Quattrocento, con “Incoronazione della Vergine” del pittore spagnolo Domingo Ram, tempera e oro su tavola. Misteriosa nello scuro paesaggio sullo sfondo la “Natura morta” di Abram Brueghel, il fiammingo che trascorse quasi tutta la vita in Italia (1631-90). Icastica si impone anche nel grande formato “Jazabel divorata dai cani” di Luca Giordano, con l’effetto barocco della luce che squaderna in primo piano il balzo feroce dell’animale mentre sbrana il candido petto della biblica regina.
Una sala da scoprire è dedicata alla speciale collaborazione con La Maison Rive Gauche, fondata da Frederic Gachie e Ilaria Lama, da un quindicennio punto di riferimento a Roma per gli amanti del design e della decorazione. L'atelier si distingue per la proposta di una selezione esclusiva delle migliori aziende e dei più raffinati artigiani del settore arredamento. L’esposizione racconta il legame nato dalla condivisione di una passione per l’arredamento e l’arte, evolutosi in una sinergia creativa che ha contribuito a dar forma a Spazio Opis.