A raccontare le nuove frontiere dell'architettura italiana, in occasione della 18esima edizione della Biennale Architettura di Venezia (20 maggio - 26 novembre 2023) ci penseranno i giovani. Sono tutti under 40 i curatori del Padiglione Italia, che si intitola "Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri". Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino, Claudia Mainardi, cioè il gruppo Fosbury Architecture.
Perchè questo titolo? "Spaziale perchè facciamo riferimento a una concezione dello spazio dove l'architettura viene percepita come qualcosa che va aldilà del manufatto in sè e per sè, aldilà della concezione autoriale - spiegano a Mag in occasione di un incontro al ministero dei Beni Culturali dove hanno illustrato come si articolerà il programma del Padiglione. "Per noi la progettazione è il risultato di un lavoro collettivo e collaborativo. Puntiamo a lavorare in modo orizzontale, confrontandoci con i problemi, anche piccoli e quotidiani. Cerchiamo di essere facilitatori di processi e di azioni concrete a beneficio dei territori e delle comunità locali". La frase "Ognuno appartiene a tutti gli altri", scelta dai Fosbury, è una citazione dall'opera Il Mondo Nuovo dello scrittore britannico Aldous Huxley: indica "la volontà di parlare di noi, di una generazione che attraversa un momento critico, in cui non si può non contare sugli altri".
Un rovesciamento di prospettiva, rispetto alle precedenti Biennali, che si spiega con l'età degli architetti, nati tra il 1987 e il 1989: per la prima volta arrivano a Venezia, nei Giardini dell'Arsenale dove si svolgerà la Mostra internazionale di Architettura, le istanze di una nuova generazione, cresciuta e formatasi in uno scenario di crisi permanente e che per questo ha fatto della collaborazione, della condivisione e del dialogo la base di ogni propria attività. Una generazione di progettisti cresciuta in un regime di scarsità di risorse e di opportunità, che vive come cruciale il tema della sostenibilità ambientale, e sa che questo è l’unico contesto nel quale potrà operare ora e in futuro. "Siamo consapevoli che il mercato dell'edilizia sia oggi uno tra i maggiori responsabili dell'innalzamento dei livelli di Co2 - osserva Fosbury - questo non vuole dire che siamo contro, ma è necessario un atteggiamento più consapevole e responsabile, forse un modo alternativo di rapportarci al problema che certamente è enorme e non saremo noi a risolvere".
Il Padiglione Italia si articolerà in nove progetti sviluppati da un gruppo di progettisti individuati da Fosbury Architecture e chiamati a collaborare. I progetti illustrano alcuni contesti italiani di particolare degrado sociale e di grande fragilità. Rappresentano sfide ‘impossibili’ se affrontate a livello globale ma, se affrontate nei contesti locali, sono in grado di produrre riscontri immediati e tangibili. Il primo progetto realizzato riguarda Taranto: sui tetti della Città Vecchia il collettivo Post Disaster, guidato dalle performers Silvia Calderoni e Ilenia Caleo, si interroga sulla possibilità di dover convivere con il disastro, in contesto paradigmatico come quello della comunità tarantina. Per noi - sottolinea Fosbury - rappresenta una condizione di grande fragilità del territorio italiano, un disastro non solo ambientale ed ecologico, ma anche sociale, politico ed economico”.
Nella Baia di Ieranto, oasi naturalistica del FAI nei pressi di Napoli, gli architetti BB – Alessandro Bava e Fabrizio Ballabio – con Terraforma Festival metteranno in scena la riconciliazione con l’ambiente. A Trieste la coesistenza multiculturale verrà analizzata lungo il confine italo-sloveno da Giuditta Vendrame con Ana Shametaj. A Ripa Teatina, in provincia di Chieti, gli HPO con Claudia Durastanti coinvolgeranno la comunità nel recupero del patrimonio incompiuto. Nella terraferma veneziana, tra Mestre e Marghera, i Parasite 2.0 con Elia Fornari affronteranno il tema dell’inclusione sociale lavorando sulla democratizzazione delle attività ricreative. A Cabras, nel Montiferru in Sardegna, il gruppo Lemonot lavorerà con Roberto Flore sulla transizione alimentare. A Librino, quartiere di Catania, Studio Ossidiana collaborerà con Adelita Husni Bey a un progetto di rigenerazione delle periferie. A Belmonte Calabro, a rappresentare le aree interne italiane, il collettivo Orizzontale con Bruno Zamborlin si interrogherà sul superamento del divario digitale. Infine, nella piana fra Prato e Pistoia, i progettisti (ab)Normal e CAPTCHA in collaborazione con Emilio Vavarella investigheranno i limiti della tutela del paesaggio e della sua riproducibilità.
Ciascun gruppo di progettazione ha collaborato e collaborerà con musei, associazioni, festival culturali, con l’obiettivo di radicare ciascun progetto nel territorio di riferimento. In questo modo i progetti locali non si interromperanno con l’inaugurazione del Padiglione Italia, ma proseguiranno con una fitta serie di attività che puntano a coinvolgere anche i settori più marginali della popolazione e a migliorare la qualità della vita.
La sfida è importante. Lo ricorda Lesley Lokko, l'architetta di origine ghanese-scozzese, curatrice della Biennale Architettura 2023, intitolata "Laboratorio del futuro": “Noi architetti - sintetizza - abbiamo un’occasione unica per proporre idee ambiziose e creative che ci aiutino a immaginare un più equo e ottimistico futuro in comune”.
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