La Pimpa, una bassottina con il piglio da capo, ci accoglie all’ingresso dello storico Cappellificio Cervo, a Sagliano Micca, in Valle Cervo. E’ lei la simpatica mascotte che troviamo sulla soglia del grande edificio a tre piani, fiero di mostrare le rughe della sua storia ottocentesca. Sulla facciata si legge ancora l’insegna originale “Cappellificio cooperativo Cervo”. A fondarlo furono mastri artigiani locali.
Qui, sulla riva dell’omonimo torrente dall’acqua pura e cristallina, si realizzano cappelli, tanti: 15 mila all’anno, dal 1897. Mag è entrata nei laboratori dove ancora oggi, passaggio dopo passaggio, si può scoprire questa lavorazione rigorosamente manuale o con macchinari dall’aria vissuta: sembrava che una macchina del tempo ci avesse catapultati nell’Ottocento.
C’è ancora un ingranaggio che divideva il pelo dalle impurità, con le punte metalliche per ‘sfioccarlo’ e un archivio con 656 forme per cappelli in legno, 431 in metallo e 392 ricette per altrettante tonalità di colore. Le mode vanno e vengono e anche l’uso del cappello negli anni Ottanta e Novanta ne risentì.
Le mode vanno e vengono e anche l’uso del cappello negli anni Ottanta e Novanta ne risentì
Periodi buoni e cattivi si sono alternati fino al 2019 quando c’è stato il matrimonio fortunato, tra Giorgio Borrione che aveva rilevato la società nel ’99 e il colosso Zegna, che ora la detiene al 51%. Benedetta, la più giovane della famiglia Borrione, insieme alla Pimpa, ci fa strada tra bombette, fedora e classici Panama. “Un tempo qui c’erano 350 persone – racconta - adesso siamo in 15. Ma il procedimento rigorosamente manuale è rimasto lo stesso, dall’infeltrimento del pelo fino alla tintura. Cerchiamo di rimanere artigianali stando però al passo con i tempi, impiegando anche un po’ meno il tipico pelo del coniglio. Per il rispetto dell’ambiente e degli animali, utilizziamo anche la lana e materiali riciclati”. Passato e presente si fondono ma con parsimonia.
Ecco quindi che accanto alle centinaia di ‘teste’ di legno, di tutte le forme e le misure, ci sono quelle più moderne di alluminio, che comunque sono fatte artigianalmente. Il velo di polvere su quelle più antiche fa parte del fascino di questo luogo. Le fasi, prima di poter sfoggiare un bel cappello, sono tante, “si impiegano 21 giorni, e questo anche se oggi partiamo dal prodotto semi lavorato che ci arriva dal Portogallo”, è una sorta di grande cono bianco, che poi viene fatto infeltrire e modellato inumidendolo con il vapore. In effetti il risultato del primo passaggio assomiglia molto a quando mettiamo un maglione di lana in lavatrice, dimenticando di selezionare il programma wool.
“Dopo la formatura, dal cono si passa alla caplina, poi c’è la rifilatura per togliere l’eccesso di materiale dalla tesa, e infine la guarnitura, con l’applicazione del marocchino interno, che può essere in pelle o gros-grain, la fodera, il gallino, l’etichetta e il nastro”.
Le fasi, prima di poter sfoggiare un bel cappello, sono tante: “si impiegano 21 giorni"
Che varia a seconda dei gusti. Quello che invece non cambia è il ruolo fondamentale del vapore: viene utilizzato in tutte le diverse fasi della lavorazione del cappello, per ogni singola modifica. Anche nell’ultimo passaggio, che abbiamo visto fare da Francesco: con un panno bagnato, passato velocemente su una piastra molto calda, creava del vapore per rinvigorire e lucidare il feltro.
Poi una “pettinata” e via, il cappello a falde larghe era pronto per la spedizione. Accanto ai modelli classici e a quelli alla moda, sui banconi nell’ultima sala, non si possono non notare quelli di colore melangiato grigio-verde, tipici degli alpini, ce ne saranno almeno una trentina su uno scaffale.
L’orgoglio dei Borrione è tutto per il loro marchio, lo storico Barbisio che rilevarono nel 1982
“E’ dal 1898 che il Cappellificio Cervo è il produttore ufficiale e unico depositario del cappello dell’Ufficiale Alpino Super Bantam, tutto in pelo di coniglio. È richiestissimo, moltissimi alpini fanno l’ordine e vengono a ritirarlo”. Ma non sono i soli. Qui vengono anche i brand di alta moda che desiderano completare le loro collezioni fashion con cappelli esclusivi. E anche se Benedetta è un po’ restia a fare i nomi, al Cappellificio Cervo hanno trovato forma i desideri di Hermes, Maison Michel di Casa Chanel, Thom Browne e, ovviamente, Zegna. Ma l’orgoglio dei Borrione è tutto per il loro marchio, lo storico Barbisio che rilevarono nel 1982. Viene venduto “in 3 negozi in Italia, a Milano, a Roma e a Bologna, e altri 4 nel mondo, dall’America alla Cina”. Li usa anche la Pimpa. (questa frase solo se si usa la foto con il cappellino che ho fatto alla bassotta).
13 agosto 2024