La mise en place della tavola racconta già al palato che sarà il prodotto a dare la massima soddisfazione. Siamo nel cuore di Verona, della città più romantica del mondo, tra Piazza delle Erbe e via Sottoriva, a due passi dal fiume Adige e nella cornice di un palazzo storico del Cinquecento. Qui si trova Antica Amelia Bistrot, dove la chef Micol Zorzella prepara con passione i suoi menù per 24 coperti tra arredi di antiquariato ed oggetti dal gusto “british-coloniale”. "Luci soffuse, lampade vintage, un ambiente intimo, più sexy che romantico – ci racconta – dove cerco di allestire angoli diversi, con tavoli e sedute diverse".
Ci sono divanetti in velluto, a peacock chairs, ma anche la classica sedia da bistrot, per finire con una seduta in tessuto Kilim. Per il dehors, un luogo unico a metà tra un giardino esotico con piante, fiori e sedie all’orientale e una locanda "abbiamo scelto delle sedute artigianali in bambù intrecciato. Sulla tavola i clienti trovano una semplice fondina e un piatto piano, in ceramica bianca perché quello che servirò è più importante del contenitore".
L’ambiente del bistrot potrebbe ricordare ad alcuni quasi un marchè aux puces in stile parigino, ed in effetti Micol ha ideato all’interno del locale uno shop dedicato (Amelia’s PicknBuy) dove si possono anche comprare gli oggetti presenti: dalla posateria, ai piatti, alle tazzine per il caffè, alle sedute in rattan, ma anche le lampade, vasi, oggetti decorativi e specchi.
La cucina resta il cuore del bistrot, una passione avviata grazie all’esempio della nonna che le ha insegnato le ricette della tradizione veronese.
Ma poi ci sono stati i viaggi che le hanno dato la capacità di saper assaggiare (fondamentale per Micol) e creare. Autodidatta, ma non per questo meno sensibile alla ricerca culinaria, questa cuoca ama infatti mettere al centro delle sue creazioni il suo ruolo di donna autoproclamandosi con ironia “SHEf” (con la doppia accezione femminile di “she” e “F”) a sottolineare quanto sia importante riconoscere anche il lato e la natura femminile della cucina. Il suo menù rimanda alla tradizione del territorio veronese con ingredienti locali e di stagione.
"I piatti – racconta la chef – sono tutti estremamente intimi, legati ad un ricordo, ad un viaggio, a volte ad una persona. Nascono in momenti diversi, anche di notte, prima di addormentarmi. Talvolta rientrando da qualche viaggio, è capitato anche che fossero frutto di un periodo di sconforto. Ognuno di essi ha una storia dietro, che non sempre mi va di raccontare. Le polpettine di bollito con salsa verde ad esempio sono il legame diretto con la mia nonna Adriana. Una leggera evoluzione negli anni, qualche spezia in più, ma la ricetta è sua. Ho memoria di quel sapore da sempre".
I suoi piatti firma sono sicuramente il “manzo all’olio”, rivisitazione del manzo all’olio bresciano, l’“omaggio ad Elkjær”, dedicato a Preben Elkjær Larsen, ex calciatore danese alla quale la chef è legata per passione sportiva, avendo portato la squadra locale alla vittoria dello scudetto nel 1985, segnando un gol addirittura senza scarpa.
I suoi piatti firma sono sicuramente il “manzo all’olio”, rivisitazione del manzo all’olio bresciano, l’“omaggio ad Elkjær”, dedicato a Preben Elkjær Larsen, ex calciatore danese alla quale la chef è legata per passione sportiva, avendo portato la squadra locale alla vittoria dello scudetto nel 1985, segnando un gol addirittura senza scarpa
Una ricetta dedicata alla nazione dello sportivo, ma ben inserita nella natura della città veronese: patata lessata, aringa affumicata in legno di faggio, scalogno caramellato e tuorlo d’uovo. C’è poi il cocktail “Amelia on the rocks”, o la sua Pepe&Cacio con caciotta vaccina stagionata che arriva dai monti della vicina Lessinia, così come il burro prodotto dalla medesima malga
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