Per grazia ricevuta. Comincia sull’onda della devozione, nel Seicento, la storia delle luminarie. Una tradizione che è avanzata lontano nel tempo, fino ai nostri laicissimi anni Duemila, con exploit virtuosistici che hanno trasferito i “festoni” luminosi dalle feste paesane dedicate ai santi protettori alle sfilate dei carri allegorici, agli apparati di grandiosi cortei, nella Roma dei Papi, a Venezia, a Firenze e fino alle passerelle dell’haute couture. Negli splendidi secoli del Rinascimento e oltre ebbero registi del calibro di Bernini o Pietro da Cortona, ancor prima videro perfino Michelangelo allestire i cartoni dai quali trarre il disegno di quei “quadri” effimeri di luci, che rappresentavano facciate di cattedrali, archi di trionfo, porticati.
Negli splendidi secoli del Rinascimento e oltre ebbero registi del calibro di Bernini o Pietro da Cortona, ancor prima videro perfino Michelangelo
Adesso è l’ora della loro massima nobilitazione: perché le luminarie sono state candidate ad entrare nel patrimonio immateriale dell’Unesco. Il fascicolo appena trasmesso a Parigi, sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, si intitola “Parazioni and traditional light displays of Southern Italy”. Perché sono sei regioni del nostro Meridione a brillare nella tradizione: Campania, Sicilia, Calabria, Basilicata, Molise e soprattutto Puglia, dalla quale, attraverso la propria Confartigianato Luminaristi, è partita l’iniziativa.
Ma torniamo al passato. A quella vecchina di quattro secoli fa preoccupata per il flagello della peste che frustava Scorrano, il borgo nel Salento. Chiese a Santa Domenica la grazia di far scampare il pericolo a tutta la comunità. L’aureolata promise il miracolo ma suggerì a tutti gli abitanti di sistemare un moccolotto sul davanzale della finestra. Così avvenne e le lucine ex voto divennero una ricorrenza ogni 5 luglio, e fino al 10 del mese, per la festa della Patrona. Scorrano è così chiamata la Città delle Luminarie, le sue Notti delle Luci sono di grande richiamo, vanta un omonimo Museo, si fregia da capofila in una specializzazione che unisce arte e artigianato. Illustri gli autori dei bozzetti, artisti celeberrimi di cui sopra; e virtuosi gli artigiani che intagliavano nel legno le figure dai primi disegnate e poi vi incardinavano fili di ferro, piegandoli e saldandoli, per sorreggere in principio fiaccole e lumi in cera, poi lampade a olio, infine – e fu l’exploit dagli anni Trenta del Novecento con la diffusione dell’elettricità – lampadine di tutti i colori, fino all’odierno utilizzo dei led, rispettosi del risparmio energetico.
I luminaristi sono insomma le attuali star delle “parature”, come anche si chiamano le luminarie, proprio per il loro essere “stese” sullo sfondo del cielo oscurato dalle tenebre come degli stendardi, degli arazzi iridescenti
I luminaristi sono insomma le attuali star delle “parature”, come anche si chiamano le luminarie, proprio per il loro essere “stese” sullo sfondo del cielo oscurato dalle tenebre come degli stendardi, degli arazzi iridescenti. Che rilanciano quella finalità di stupire, di destare “maraviglia” che era l’anima dell’arte barocca e che ispirava dagli architetti agli urbanisti, agli autori di scenografie teatrali. Grazie alle luminarie strade e piazze si trasformano appunto in palcoscenici, la rappresentazione mischia sacro e profano, pure Giuseppe Zimbalo, l’architetto del Duomo di Lecce, mette mano ad alcune strabilianti parature. Ma tutto il Sud d’Italia si nutre, nella ideazione delle luminarie, dell’abitudine alle opere d’arte che sono il vanto del Bel Paese: sculture, navate di chiese, rosoni, piazze hanno ispirato gli intagliatori – oggi muniti di laser – mentre i nostri luminaristi realizzano fantasiose installazioni all’estero, dagli Stati Uniti al Giappone, esportando anche questa branca del know how italiano.
Intanto applaudono i turisti e gli abitanti stregati dalle fantasmagorie più ardite. Un esempio: la piazza di Torrepaduli, un quadrilatero di architetture luminose, perfino una cupola, per la festa di San Rocco, il giorno dopo Ferragosto. Ma pure gli allestimenti più glamour, come quelli per lo sfondo, a Lecce, ad Alberobello, ad Ostuni, tra il 2020 e il 2023, delle sfilate di Dolce&Gabbana e di Dior. Saldando così tradizione, imprenditoria, turismo, moda.
13 giugno 2024
12 giugno 2024