La musica eseguita dal vivo come sottofondo. Una composizione del pluripremiato compositore e direttore d’orchestra Justin Hurwitz, vincitore di due premi Oscar. E il colore verde, un tono green d’archivio ripreso dal motivo web, come tinta in cui tutto è immerso e riverbera anche la passerelle a logo doppia G incastrato che nel 2025 soffia sul suo cinquantesimo anniversario. Su questo scenario, forse un inno alla speranza per un nuovo avvio della Maison, ha preso vita l’attesa sfilata di Gucci a Milano.
Evento atteso perché a sfilare è stata una collezione orfana da qualche settimana dell’ultimo direttore creativo della Maison Sabato De Sarno per cui tutti gli ospiti si chiedevano cosa il team creativo avrebbe potuto portare alla passerella della fashion week. Ad animare il défilé, donna, uomo è stato soprattutto l’heritage del marchio che dal 1921 ha cambiato pelle tante volte e sempre stupito nella sua rigenerazione. Tante citazioni di capi e modelli dal passato e dei diversi direttori creativi. Dalle pellicce che hanno richiamato alla mente a molti lo stile di Tom Ford alla ciabatta di Michele ai capi molto corti a cui ci aveva abituati proprio De Sarno.
Le borse sono portate sia da lei che da lui piegate e vuote spesso non per il manico, e hanno colori d’archivio o materiali passati come la pelle lucida. Le armonie cromatiche accomunano sia l’abbigliamento femminile che quello maschile in gradazioni di verde, grigio, viola e marrone. Le silhouette abbracciano varie epoche, in una sintesi che parte dalla fine degli anni ‘60 – gli albori del ready-to-wear Gucci – e percorre i decenni successivi. Eppure, nella commistione tra il minimalismo della metà degli anni ‘90 e il più recente ultra-massimalismo, i motivi Gucci si fondono. Ad amalgamare il tutto c’è il Morsetto che celebra un anniversario: i settant’anni della borsa Horsebit 1955.
2 febbraio 2024
25 settembre 2023
Attesa come la sfilata della fashion week milanese la passerella non ha deluso gli appassionati del marchio