Charme antico abbinato a un sofisticato comfort, un bar classificato tra i migliori 25 al mondo, una cucina stellare, una clientela di artisti, scrittori, intellettuali e jet set internazionale che qui si sente protetta e coccolata. Parliamo dell’Hotel Locarno, gioiello liberty in via della Penna, a due passi da Piazza del Popolo. Qui erano di casa Alberto Moravia ed Elsa Morante, Roberto Rossellini vi si incontrava con Ingrid Bergman e Federico Fellini si rilassava davanti a un buon bicchiere, in compagnia di Giulietta Masina.
Negli anni ’60 e ’70 nei suoi salotti c’era un viavai continuo dei pittori – allora squattrinati – della Scuola di Piazza del Popolo – Mario Schifano, Tano Festa, Toti Scialoja, Andrea Cascella, Giosetta Fioroni.
Fondato in occasione del Giubileo del 1925, da una famiglia svizzera, l’hotel si appresta a celebrare il primo secolo di vita in ottima salute. Grazie all’energia profusa dall’attuale proprietaria, Caterina Valente, figlia della indimenticata Maria Teresa Celli, donna di grande fascino e punto di riferimento per tutti i frequentatori dell’albergo.
Tra queste mura c’è passato il mondo: il Locarno ha ispirato libri, film, piece teatrali
“Tra queste mura c’è passato il mondo: il Locarno ha ispirato libri, film, piece teatrali. Custodiamo ancora la locandina, divenuta logo dell’hotel, disegnata dal famoso illustratore del cinema muto Anselmo Ballester, – racconta a Mag Valente che dai suoi frequenti viaggi in tutto il mondo ha tratto un’ispirazione risultata vincente: nel 2007 ha aperto al pubblico romano il bar, già famosissimo tra i suoi ospiti.“Non volevo assolutamente diventare di moda – spiega – ma abbiamo dato un party di inaugurazione con 1.200 persone, e il giorno dopo avevamo già la fila fuori. Tanto che ho dovuto vietare la consumazione in piedi al banco e imporre la prenotazione. Ho assunto i migliori barman sul mercato e ho fatto una ricerca su come si beveva negli anni ’20, riproponendo i drink storici con piccole rivisitazioni”.
Ecco quindi che dalle sapienti mani del barman Nicholas Pinna escono cocktail di punta, come il Roma Bracciano, specialità della casa, (Campari, Rabarbaro Zucca e Vermouth antica formula, molto amaricante e non troppo forte, servito in coppetta con la scorza di arancio), una rielaborazione dello storico Milano Torino. Oppure l’originale “Wolf I solve problem” (sauer di gin con orange curaçao), suggerito dall’attore americano Harvey Keitel, durante un soggiorno al Locarno, in omaggio alla sua interpretazione in Pulp Fiction.
“Non usiamo vermouth normali. Cerchiamo la nicchia. Puntiamo all’artigianalità del prodotto e scegliamo soltanto l’eccellenza”. La cucina è aperta 24 ore, non esiste una location fissa per i pasti, che possono essere consumati in qualunque ambiente, ad esempio davanti al camino. “I nostri clienti non amano essere ‘infiocchettati’, cercano il relax, e noi siamo velocissimi a soddisfarli in ogni loro richiesta – sorride la signora Valente – il vip si sente molto tutelato nella nostra struttura, ho moltissimi clienti che ci preferiscono agli hotel a 5 stelle”.
Piatti top del menù, curato dallo chef Domenico Smargiassi, sono l’amatriciana, il pacchero cacio e pepe con il gambero di Marsala, e un classico dell’hotelleria, il club sandwich. “Ci sono clienti americani che vengono qui da anni e lo richiedono sempre”. E per l’aperitivo? “Elargiamo molti tempura e carciofi fritti. Abbiamo fatto costruire una friggitrice con una particolare escursione termica che li rende molto croccanti”. Lo chef Smargiassi è molto fiero del suo lavoro: “Quella del Locarno è una bella favola che continuiamo a scrivere ogni giorno. È un albergo che nelle piccole cose si porta tanta storia dietro. Il Locarno ti prende e ti tiene”.
Quella del Locarno è una bella favola che continuiamo a scrivere ogni giorno. È un albergo che nelle piccole cose si porta tanta storia dietro
Qui lo staff diventa facilmente “amico” degli ospiti perché la proprietaria seleziona il personale non solo sulla base delle capacità professionali ma anche degli interessi culturali. Ad esempio, il produttore Fabio Marini cercava un volto per una piece teatrale e non riusciva a trovarlo. Casualmente ha notato in hotel una cameriera – capelli rossi, occhi verdi – che lavorava per pagarsi gli studi di recitazione, e l’ha scritturata. Ora è un’attrice di teatro.
La storia recente dell’hotel comincia per un caso: la signora Maria Teresa Celli, interior designer, all’inizio degli anni ’60 era alla ricerca di piccoli attici da ristrutturare e si imbattè in questo piccolo hotel, di cui era in vendita solo una porzione al secondo piano. La comprò, e un po’ alla volta riuscì ad acquistare l’intero stabile. Tanti gli oggetti di valore che madre e figlia hanno collezionato negli anni, girando per l’Italia e non solo.
Viene dall’Argentina una macchina per il caffè anni ’20, già proprietà di Cipriani a Venezia. Dopo aver acquisito un edificio del 1905 appartenuto alla storica famiglia dei Canossa, è iniziata una decennale ristrutturazione del complesso alberghiero conclusasi lo scorso anno. “Abbiamo voluto preservare lo stile anni Venti, come ci esortavano a fare i clienti, riducendo il numero delle stanze al fine di renderle più confortevoli, e dotandole di sale da bagno superaccessoriate”, sottolinea la proprietaria.
Nella stanza più importante – la 605, Matilde di Canossa – il regista americano Wes Anderson, ha alloggiato per settimane scrivendo la sceneggiatura del film “Grand Budapest Hotel”. Questo è solo uno dei tanti aneddoti che caratterizzano la storia del Locarno. Che ha un grande rispetto per il suo passato, guardando avanti, ansioso di poter celebrare il suo quinto giubileo.
27 giugno 2024
18 aprile 2024