Adottata da François Mitterand al suo arrivo all'Eliseo, compare spesso sulle scrivanie dei personaggi più potenti. Eppure, l'origine del nome non potrebbe essere più scherzosa, quasi irriverente. Ernesto Gismondi, ingegnere aeronautico fondatore di Artemide, voleva un prodotto che riuscisse “a convincere Tizio, Caio e Sempronio” e potesse soddisfare le esigenze di chiunque avesse bisogno di una funzionale luce da tavolo.
Ernesto Gismondi, ingegnere aeronautico fondatore di Artemide, voleva un prodotto che riuscisse “a convincere Tizio, Caio e Sempronio"
Quest'anno la lampada Tizio compie 50 anni. E appare sul mercato con una versione speciale nel rosso preferito di Richard Sapper, il designer che l'ha ideata. Tizio non è solo un capolavoro della collezione Artemide ma anche un'icona del design italiano.
"Quando lo abbiamo presentato non c'era niente di simile sul mercato, era rivoluzionario. Tizio è bello in qualsiasi posizione, è un oggetto armonioso in tutte le sue parti, lo muovi con una mano ed è sempre estremamente preciso. Non è che non cambiamo nulla nel corso degli anni perché non possiamo, non cambiamo nulla perché è così”, aveva detto Gismondi qualche anno fa.
Tizio è bello in qualsiasi posizione, è un oggetto armonioso in tutte le sue parti
Elegante sintesi di componenti intelligenti. Un prodotto senza tempo, un classico per l'appunto, non a caso inclusa nella Collezione Permanente di Design al Museum of Modern Art di New York.
Un oggetto che tradisce anche il particolare gusto per la meccanica, quasi un'allusione agli inizi della carriera di Sapper, che aveva iniziato come designer nel reparto styling della Mercedes Benz a Stoccarda prima di trasferirsi a Milano nel 1958 per collaborare, tra gli altri, con gli architetti Gio Ponti e Marco Zanuso e vincere ben due Compassi d’oro.
Nel 1972 Tizio era una delle prime lampade da scrivania che utilizzano lampadine alogene, con bracci conduttori di corrente a bassa tensione che eliminano la necessità di fili. Oggi è una delle lampade più vendute di sempre. "Volevo una lampada da tavolo che si potesse regolare con il semplice tocco di un dito e che non cadesse sul tavolo a causa delle articolazioni usurate." Aveva commentato Sapper ricordando i tanti aneddoti che circolano attorno alla creazione della lampada.
Dai vasetti di marmellata riempiti d’acqua per regolare i contrappesi, all’aggiunta dell’asta con la pallina rossa sulla testa, per impedire il contatto con il piano di appoggio. Una misura di sicurezza richiesta dal governo danese per la commercializzazione sul territorio, poi rimasta parte integrante della linea. Una morfologia che unisce elementi solidi primitivi, geometrici e curvi, spigolosi e morbidi, creando un armonioso un equilibrio visivo.
Perché nel design da collezione una regola è certa. Tutto deve rimanere esattamente com'è. Pur in epoca di obsolescenza programmata.
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