L’ultima Alfa Romeo a portare il nome di Giulietta è uscita di produzione alla fine del 2020. Al suo posto è arrivato il suv Tonale. Altro genere di carrozzeria e altro nome, mentre la storia di questa berlina appartiene a un pugno di uomini che incrociano i loro saperi poco meno di 70 anni fa. Un motivo in più perché il nome di Giulietta sia recuperato un giorno su un’altra Alfa, ricordando la popolarità di un modello che permise al marchio una vera rinascita. È una bella storia italiana.
E' il dicembre del 1951 e alla direzione generale di Finmeccanica, neo gruppo finanziario sotto il quale l’Iri aveva fatto confluire le sue partecipazioni meccaniche tra le quali Alfa Romeo, viene nominato Giuseppe Luraghi. Lombardo, 46 anni, è un dirigente d’azienda protagonista sia nel pubblico che nel privato, da Finmeccanica alla Lanerossi, dalla Pirelli alla Sip alla Mondadori.
Di sé racconterà di essere stato “scarso” in matematica alla scuola elementare, quanto appassionato di boxe nella quale da ragazzo vincerà diversi tornei: “Credo che l’educazione datami dalla pratica del pugilato – scrive nel suo libro ‘Capi si diventa’ del 1973 – mi sia stata più utile nella vita di quanto lo è stata l’educazione universitaria”.
Uomo non incline al compromesso e visionario nell’industrializzazione del Mezzogiorno, gli viene chiesto di risanare le perdite ingenti del marchio milanese a rischio liquidazione. Così Luraghi reinventa l’Alfa Romeo moderna, un’azienda non più solo sovvenzionata dallo stato ma capace di competere sui mercati. Pronta a sfidare anche il potere della Fiat e quello democristiano dell’epoca. Luraghi ragiona come Romeo per Giulietta, un amore perfetto.
La coperta finanziaria resta corta ed è costretto a una scelta dolorosa: rinuncia alle attività sportive del marchio
Nella sua visione, il rilancio del marchio in quei primi anni ‘50 deve passare per un’auto di dimensioni e cilindrata contenute, con caratteristiche sportive e soprattutto dai costi accessibili. Il manager cerca e trova dentro l’azienda una eccellente squadra di tecnici guidata dall’ingegner Orazio Satta. L’Iri-Finmeccanica non ha però i soldi e Luraghi punta su un investitore tedesco, Otto Wolf.
La coperta finanziaria resta corta ed è costretto a una scelta dolorosa: rinuncia alle attività sportive del marchio, che pure viene da due vittorie consecutive nel campionato del mondo con Farina e Fangio. La Giulietta viene presentata al Salone di Torino del 1954 ma andrà in produzione l’anno successivo per problemi di messa a punto. Per questo motivo arriva prima sul mercato la Giulietta Sprint, la coupé disegnata da Nuccio Bertone.
Berlina di 3,90 metri di lunghezza, ha un motore bialbero di 1300 di cilindrata che garantisce prestazioni adeguate alla fama del marchio ed è comoda anche per famiglie, quel che serve sulla strada di una prossima motorizzazione del Paese.
Alla Fiat dominante in Italia devono essere quantomeno sospettosi se Luraghi scrive queste righe nelle sue memorie, recuperate nel bel libro “Luraghi, l’uomo che inventò la Giulietta” firmato da Rinaldo Gianola, che ha avuto accesso all’archivio personale del dirigente d’industria: “Gli studi della nuova vettura venivano realizzati in segreto: dalle sigle e dai numeri opportunamente stampati sui disegni, i terzi dovevano dedurre che si trattasse di una vettura di 850 centimetri cubici di cilindrata. Il segreto si riuscì così a mantenere (…) un caso eccezionale in un settore nel quale lo spionaggio industriale e giornalistico impera e dilaga a incredibile velocità”.
L’Alfa Romeo rinasce e la Giulietta sarà la sua stella polare
E ancora: “Per varare il programma si dovette perfino superare l’avversità di alcuni consiglieri di amministrazione della stessa società, i quali dichiararono pericoloso provocare i pericolosi concorrenti già affermati nel campo delle vetture medie”.
L’Alfa Romeo rinasce e la Giulietta sarà la sua stella polare. Prodotta fino al 1963 la berlina, fino al 1965 la Sprint, fino al 1961 la strepitosa Spider disegnata da Pininfarina. E domani, con questo nome, chissà.
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