“Dietro ad ogni grande uomo c’è una grande donna”, recita un antico aforisma. Ma ora è tempo di aggiornarlo. Perché se è vero questo concetto, affermare che dietro ad ogni grande uomo c’è (semplicemente) un gatto non fa temere smentite. Innanzitutto sfatiamo subito un mito: il gatto non è semplicemente un animale di compagnia. E’ lui che permette noi umani di godere del privilegio di stargli accanto. Perché vivere con un gatto, diciamolo, è una fortuna.
Da un punto di vista psicologico, le fusa del nostro micio sono un toccasana per il malumore e i momenti di sconforto
Da un punto di vista psicologico, le fusa del nostro micio sono un toccasana per il malumore e i momenti di sconforto: sanno consolare, ci fanno sorridere, ci rassicurano. E da un punto di vista metafisico, gli esperti dicono che ci proteggono dagli influssi maligni perché i gatti, chi può negarlo, hanno qualcosa di divino, gli egizi ce lo hanno insegnato molto tempo fa.
Vittime del loro fascino lo sono anche i potenti della Terra: il libro appena uscito della giornalista e scrittrice Carola Vai, “Gatti di Stato” (edizione Rubbettino) ci offre una carrellata di ritratti di personaggi storici (c’è anche il nostro Capo di Stato, Sergio Mattarella), prendendo spunto dalla loro passione particolare per i gatti. Il racconto della loro storia, con aneddoti di vita quotidiana scandita da rituali come le coccole al micio di casa, ce li fa apparire sicuramente più umani. Peraltro la tenerezza da loro rivolta ed esibita verso l’amico peloso ha contribuito in molti casi ad aumentare i margini di simpatia dell’opinione pubblica nei loro confronti.
Tra le immagini che ricordiamo di Winston Churchill ce ne sono molte, ad esempio, che lo ritraggono come un simpatico anziano in compagnia del suo Jock, un vivace tigrato rosso, che amava appollaiarsi sulle ginocchia. E sempre Jock lo accompagnava dovunque, persino alla Camera dei Comuni dove l’ex Primo Ministro si recò l’ultima volta nel 1964.
Ma la presenza di un micio non era comunque una novità a Downing Street visto che, per una tradizione risalente addirittura ad Enrico VIII, la presenza felina viene tuttora considerata necessaria non soltanto per la sua funzione di compagnia ma soprattutto per l’incarico di “Chief Mouser” o “Acchiappatopi Capo”.
Il suo mantenimento è inserito nel Bilancio di Stato, e per questo è diventato di fatto un dipendente del Governo
Il suo mantenimento è inserito nel Bilancio di Stato, e per questo è diventato di fatto un dipendente del Governo. Oggi l’”Acchiappatopi” ufficiale della residenza del premier britannico è Larry, che negli ultimi dieci anni è stato a fianco di tutti i primi ministri che si sono alternati, restando saldamente al suo posto.
Una vera e propria star, le cui immagini hanno campeggiato nelle scorse settimane sui cartelloni pubblicitari essendo finito in una divertente campagna social che lo candidava alla guida del paese, proprio nei giorni precedenti alla nomina ufficiale di Liz Truss.
Uno dei gatti più paparazzati della Storia, Socks, il micio personale di Bill Clinton, immortalato anche seduto alla scrivania presidenziale
Nel libro della Vai, non poteva mancare la figura di uno dei gatti più paparazzati della Storia, Socks, il micio personale di Bill Clinton, immortalato anche seduto alla scrivania presidenziale. Ma il primo gatto americano di Stato fu Tabby, il fedelissimo di Abramo Lincoln il quale amava così tanto i mici che venne definito il “presidente gattofilo”. Sembra che quando fosse alle prese con decisioni complicate, trascorresse ore ad accarezzarlo.
Anche lui insomma sapeva bene che la “pet therapy” ha del miracoloso e aiuta a distendere i nervi nei momenti difficili. Charles de Gaulle, noto per essere un uomo di ghiaccio, si inteneriva soltanto davanti al suo Gris-Gris, un magnifico esemplare certosino, che col tempo era diventato il suo più affidabile confidente.
Anche la Chiesa, che pur li aveva perseguitati durante il Medioevo, col tempo ha finito con l’apprezzare la presenza dei mici: in passato il cardinale Richelieu, padre Pio, Pio VII e Leone XII si sono distinti anche per essere dei discreti gattofili. Il più appassionato è forse Papa Ratzinger, il quale è arrivato ad adottare una piccola colonia di mici randagi nei cortili vaticani.
Tra gli illustri gattofili italiani, invece, sappiamo che il nostro Presidente della Repubblica non ha mai nascosto il suo amore per i suoi mici persiani. Tornando più indietro nel tempo, la Vai ci ricorda che Camillo Benso conte di Cavour amava circondarsi di gatti (ma anche di cani e cavalli) considerandoli “esseri viventi da rispettare, curare, mai maltrattare” così come Giovanni Giolitti che, quando voleva rinnovare le proprie forze, preferiva rifugiarsi nella sua Villa Plochiu’, confortato dalle fusa dei suoi amati gatti.
E il potere terapeutico felino è ormai universalmente riconosciuto: il libro cita il caso del Giappone dove sono stati istituiti i “Neko Cafe’”, locali in cui soggiornano, amabilmente custoditi, alcuni gatti. In questi bar, non è raro imbattersi in manager vestiti in giacca e cravatta che si concedono una pausa tra un caffe’ e una coccola ad un micio. Perché, con qualche “miao” affettuoso in più, l’energia arriva prima e si riparte meglio
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