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17 marzo 2025
di Nicola Graziani

17 marzo, l'Unità celebrata e la pace da inseguire

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Montati sui loro splendidi cavalli murgesi e irlandesi, ventiquattro corazzieri in alta uniforme si sono dati il cambio della guardia al Portone Principale del Quirinale. E’ il 17 marzo, compleanno dell’Italia Unita. Il Regno fu proclamato questo giorno del 1861, a segnare il trionfo della politica cavourriana, l’ingresso dei Savoia tra le grandi dinastie regnanti d’Europa e, a monte di tutto ciò, il primo ma ancora parziale compimento della riunificazione nazionale. Mancavano ancora Roma e le Terre Irredente, ci sarebbe stato bisogno di altri cinque decenni.
Memoria ripresa e rilanciata proprio dal Quirinale, tre lustri fa, in occasione del 150mo anniversario della Proclamazione. Giorgio Napolitano, allora Presidente, ripercorse in un Grand Tour tutte le tappe di quel biennio formidabile che da Solferino portò ai plebisciti, passando per lo Scoglio di Quarto. Fu, per Napolitano, il momento di maggiore popolarità, complice anche un Benigni in grande spolvero che a Sanremo spiegò agli Italiani quel loro Canto fino ad allora intonato solo per i Mondiali. “Mi ci gioco la faccia”, disse alla fine, e intonò l’Inno senza l’accompagnamento musicale dell’Ariston. L’altro Ariston, quello della platea, applaudì per minuti interminabili. 

 


Oggi le preoccupazioni per gli scenari internazionali hanno impresso altri toni. “La ricorrenza del 17 marzo sollecita l’impegno di ogni cittadino per rendere sempre più effettiva la realizzazione degli ideali di libertà e giustizia della Repubblica, affrontando le sfide per rendere concreta la pace in un contesto internazionale ove sono prevalse spinte aggressive, in Ucraina come in Medio Oriente”, ha ricordato Sergio Mattarella nel suo messaggio, dopo aver deposto una corona di fiori all’Altare della Patria. E, prima di assistere al cambio della guardia dei corazzieri, il Capo dello Stato ha ricevuto il re di Giordania Abdullah II, che della mediazione in Medioriente ha fatto uno degli scopi del suo regno. Una coincidenza, ma una coincidenza che sembra avere un significato.
Come anche l’altra – triste – coincidenza che ha visto proprio in queste ore spegnersi, a 91 anni. Lucio Villari. Nel 2011 aveva dedicato una profonda riflessione ai fatti e agli uomini che fecero l’impresa del 17 marzo. Si intitolava “Bella e perduta”. Una grande storia ha sempre bisogno di un grande storico, per essere raccontata.

 

 

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