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8 luglio 2024
di Alessio Boni

Milano anni '60, l'arte in movimento

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Si intitola "Milano anni ’60, Da Lucio Fontana a Piero Manzoni, da Enrico Baj a Bruno Munari" ed è la mostra che dal 13 luglio al 24 novembre si tiene al Palazzo delle Paure di Lecco. Un’esposizione curata da Simona Bartolena (prodotta e realizzata da ViDi cultural, in collaborazione con il Comune di Lecco e il Sistema Museale Urbano Lecchese) che completa il ciclo espositivo di Percorsi nel Novecento e presenta 60 opere di autori. Da Lucio Fontana a Piero Manzoni, Enrico Baj, Bruno Munari, Arturo Vermi, Ugo La Pietra, Gianni Colombo, Grazia Varisco e altri, capaci di raccontare e approfondire i nuovi linguaggi artistici e le ricerche rivoluzionarie, sorte a Milano in questo irripetibile momento storico, caratterizzato da un clima di grande fermento che porterà a un radicale cambiamento del pensiero creativo.

 

“Gli anni Sessanta sono stati un decennio straordinario per Milano. – racconta Simona Bartolena – Un periodo vivacissimo, nel quale il quartiere di Brera era teatro di un costante germogliare di ricerche, movimenti, situazioni aperte al contesto internazionale. Sulle tracce di Fontana, una lunga serie di artisti si avventura in territori tutti da esplorare, tra sperimentazione, indagini percettive, azioni performative, ricerca di nuove strade espressive per la pittura. Dagli spazialisti ai nucleari, da Azimuth al Cenobio, fino alle innovazioni del Gruppo T: un susseguirsi di linguaggi di rottura, dall’indiscutibile modernità, apprezzatissimi ancora oggi. In un clima di crescita e ottimismo, gli anni Sessanta portano un contributo fondamentale all’arte contemporanea.

Se per le mostre precedenti lo sguardo era aperto a tutta Italia, in questa ultima esposizione del percorso lecchese ho sentito il bisogno di stringere il focus su Milano, uno dei cuori pulsanti della cultura italiana dell’epoca. Mentre a Roma cresceva la Pop Art della Scuola di Piazza del Popolo e a Torino nasceva l’esperienza dell’Arte povera, Milano vede la diffusione di linguaggi più spinti sulla percezione, sulla concettualità e sul segno minimale”.
La mostra racconta anche artisti meno noti al grande pubblico, eppure  “straordinari per le loro ricerche innovative”, e ricorda luoghi centrali anche fuori dal quartiere di Brera, ”come ad esempio l’eccezionale esperienza delle Botteghe di Sesto". A testimoniare questa realtà sarà esposto un libro già di proprietà dell’allora custode del palazzo di Sesto San Giovanni, con schizzi e disegni originali di tutti gli artisti dove lì avevano gli atelier: un oggetto emozionante, che ci porta nel vivo di un luogo che ha fatto storia”. Il percorso espositivo si apre con il grande “padre” Lucio Fontana, elemento propulsore e catalizzatore di questa stagione, nonché fondatore dello Spazialismo, movimento al quale aderiscono artisti quali Gianni Dova, Roberto Crippa, Cesare Peverelli; parallelamente, Milano dà i natali al Movimento nucleare, creato da Enrico Baj e Sergio Dangelo. 

 

Nel settembre 1959 esce il primo numero della rivista Azimuth, la cui storia non si può scindere da quella dei suoi due fondatori, Enrico Castellani e Piero Manzoni. Dopo l’esperienza di Azimuth, il percorso documenta le sperimentazioni del Gruppo T, formato da Gianni Colombo, Davide Boriani, Grazia Varisco, la cui ricerca si concentra sul rapporto tra tempo e spazio e l’idea di movimento nell’opera d’arte e che ha come padre putativo Bruno Munari che con le sue Macchine inutili e con i suoi Negativo-positivo – esposte a Palazzo delle Paure – aveva già introdotto importanti elementi di riflessione sia sul tema del dinamismo sia su quello della percezione. Una parentesi è inoltre dedicata alla realtà delle Botteghe di Sesto, a Sesto San Giovanni, dove avevano sede numerosi studi d’artista, diventate in breve tempo delle importanti fucine di sperimentazione e che annovera artisti noti a livello internazionale, quali Enrico Castellani, Arturo Vermi, Turi Simeti, Antonio Scaccabarozzi, Agostino Bonalumi, ma anche autori di cui si è attualmente persa la memoria ma che hanno contribuito all’evoluzione della scena artistica milanese del tempo. In mostra si può ammirare un libro con opere autografe e originali, realizzato per il custode dello stabile dagli artisti residenti nell’area delle Botteghe, da Castellani a Vermi, da Simeti a Scaccabarozzi.

 

 

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