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10 ottobre 2024
di Alessio Boni

Tu si ‘na cosa grande...

Università Iulm
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“Tu si ‘na cosa grande” è l'ultima opera autografa che Gaetano Pesce ha dedicato a Napoli. Con un'installazione a cura di Silvana Annicchiarico è comparsa, suscitando anche reazioni ironiche da parte dei passanti, per la sua forma confusa per un simbolo fallico in piazza Municipio.  

L’opera monumentale del maestro, scomparso lo scorso 3 aprile, si compone infatti di due sculture in dialogo fra loro. Da una parte la rivisitazione dell’abito di Pulcinella che, appoggiato su una struttura metallica sottile alta 12 m, è mantenuto in equilibrio da cavi su cui si attorcigliano fiori sintetici di diversi colori (di notte questo grande abito e illuminato dall’interno). Dall’altra e davanti un cuore rosso alto 5 metri (a sua volta illuminato internamente nelle ore notturne e trafitto da una freccia metallica che lo sostiene) conficcata su una piattaforma di legno di forma triangolare alta 50 cm.  

 


Un’installazione che recepisce alcuni dei temi ricorrenti del lavoro di Gaetano Pesce. Da una parte c’e il cuore, archetipo e simbolo popolare degli innamorati, che evoca in questo caso l’attaccamento affettivo a un luogo e a una città. Dall’altra, la maschera simbolo di Napoli, Pulcinella, rappresentata attraverso la sua veste-camicia, evoca la forza di volontà, l’ingegno, l’ironia, il coraggio, ma anche la disponibilità al cambiamento e la dualità degli opposti. 

 


Una performance con il Bolero di Ravel eseguito da un’orchestra al femminile e voluta e pensata direttamente da Gaetano Pesce è stata prevista per l’inaugurazione dell'installazione che nei circa 19 minuti di esecuzione ha visto il Pulcinella cambiare d’abito. Il suo tradizionale vestito bianco viene così sostituito da un costume coloratissimo e femminile, disegnato dallo stesso Pesce. Verso la fine della performance, un gruppo di ragazze entra in scena trascinando una catena da nave, simbolo di staticità e immobilismo. Rompendo un anello della catena, liberano le energie compresse e intrappolate: un metaforico riferimento alla vitalità di Napoli, e alla necessità di liberare ancor di più la sua inesauribile carica creativa.

 

 

 

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