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8 gennaio 2025
di Ada Capitani

Us is Us, al via il nuovo format del tristellato Da Vittorio che mette alla prova chef americani 
 

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La cucina italiana e quella americana possono dialogare? Su questo interrogativo la famiglia Cerea del tristellato Da Vittorio di Brusaporto (Bergamo) inaugura l’anno con un nuovo format che porta gli chef d’Oltreoceano e quelli italiani ad un nuovo confronto creativo sul timone dei piatti simbolo del celebre locale. Il nome dell’agone la dice lunga: “US IS US – spiegano i Cerea si presta a una duplice interpretazione: non solo quella che ognuno di noi è ciò che è, ma anche che le collaborazioni che oggi instauriamo arricchiscono la nostra idea di cucina e ci avvicinano ancora di più alla dinamica scena gastronomica americana”.

Per la prima tappa del progetto che desidera approfondire questo caleidoscopio culturale, la famiglia Cerea ha ingaggiato un confronto creativo con alcune delle figure innovative del fine dining USA. I gesti, le abilità e il rigore maturati dalla brigata di Da Vittorio in quasi sessant’anni di attività si aprono alle intuizioni d’esecuzione di tre chef a stelle e strisce, che condivideranno con Chicco e Bobo Cerea e il nuovo direttore artistico, Paolo Rota, non solo il tavolo di lavoro, ma il proprio personale bagaglio di esperienza.  

Si parte quindi con New York e la chef Victoria Blamey del Blanca, mentre le prossime tappe saranno Miami e Los Angeles, dove lo scouting è in atto. Cilena di origine, ma da anni residente nella Grande Mela, Victoria Blamey del Blanca ha inaugurato il suo ristorante a gennaio 2024, attestandosi - in meno di due mesi - al secondo posto tra i 100 locali preferiti dallo storico critico gastronomico del New York Times, Pete Wells. Sarà lei a portare a Brusaporto la sua filosofia di cucina, proponendo alcuni dei suoi piatti principali ma accettando anche di reinterpretare quelli cult dei Cerea come l’Uovo all’Uovo e gli Spaghetti di tonno con bagnacauda e crumble di pistacchi.

“Abbiamo deciso di aprire questo format partendo dalla città più iconica degli States, perché ha saputo integrare al meglio - anche gastronomicamente - le anime, culture e identità di chi l’ha scelta. La cucina newyorkese è aperta alla contaminazione e affrancata dagli storici canoni dell’alta cucina europea: è per questo che oggi sta ridefinendo la stessa concezione del fine dining”, concludono i Cerea.
 

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