Maestro e poeta del colore, pittore della fantasia e del sogno, grande protagonista del Novecento: al Centro Culturale Candiani è di scena l’arte di Marc Chagall (1887 – 1895) che, dopo Kandinsky, porta la grande rivoluzione artistica delle Avanguardie a Mestre.
Chagall. Il colore dei sogni è un progetto espositivo di Fondazione Musei Civici di Venezia a cura di Elisabetta Barisoni, aperto al pubblico fino al 13 febbraio 2024.
Una narrazione che ha come punto di partenza ideale il capolavoro di Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna, acquisito dal Comune di Venezia alla Biennale del 1928, Rabbino n. 2 o Rabbino di Vitebsk (1914- 1922), per la prima volta messo a confronto e in dialogo con l’opera Vitebsk. Scena di villaggio (1935-37) della collezione Batliner dell’Albertina Museum di Vienna.
Una prima suggestione che racchiude e spiega l’immaginario del maestro russo naturalizzato francese, il suo patrimonio figurativo popolato di figure in bilico tra memoria e invenzione, cultura popolare, folclore e misticismo Yiddish, gioia e profonda introspezione, nostalgie scaturite da una vita di continui spostamenti, tra l’Europa segnata da conflitti mondiali e gli Stati Uniti e che, allo stesso tempo, restituisce l’apporto rivoluzionario dell’arte di Chagall. Come pittura del sogno e come trionfo della fantasia creatrice, autore prolifico che ha percorso larga parte del secolo scorso e che ha ancora molto da raccontare.
L’esposizione unisce opere della collezione di Ca’ Pesaro in dialogo con lavori del maestro russo in prestito da prestigiosi Musei internazionali: dall’Albertina Museum di Vienna, dal Musée National Marc Chagall di Nizza, dal Szépművészeti Múzeum di Budapest e dall’Israel Museum di Gerusalemme. L’opera di Chagall diventa un filo rosso che unisce opere e artisti a lui vicini per idee, poetica e ricerca, o che al pittore si sono ispirati per sviluppare il proprio linguaggio.
Dal Simbolismo di Odilon Redon, Cesare Laurenti e Adolfo Wildt, agli artisti che, come Chagall, hanno vissuto la fuga dall’Europa e l’esilio negli Stati Uniti negli anni Trenta; e ancora il confronto con il Surrealismo di Max Ernst, che guardò a Chagall come punto di partenza imprescindibile della propria arte; con l’Espressionismo europeo e le accese cromie di Emil Nolde.
E poi l’amore e il colore, grandi protagonisti della sua vita e, inevitabilmente, della sua opera, fino al focus sul tema della religiosità, a cui è dedicata una sezione con le grafiche per la Bibbia commissionate a Chagall dal gallerista francese Ambroise Vollard.
Sono esposte le incisioni realizzate dall’artista per illustrare il Testo sacro e da lui donate al Musée National Chagall di Nizza nel 1972, affiancate in mostra dalle preziose lastre originali con cui le grafiche sono state realizzate.Il tema del sacro accomuna autori internazionali provenienti da tradizioni pittoriche molto distanti, sviluppandosi secondo esiti simbolisti o primitivisti.
Eccezionalmente in mostra, restaurati per l’occasione e finalmente visibili al pubblico, opere del francese Georges Rouault, del belga Frank Brangwyn, del finlandese Veikko Aaltona e dell’ungherese István Csók, ulteriore testimonianza della vivacità e cura delle raccolte che il Comune di Venezia ha creato per la Galleria d’Arte Moderna acquistando, fin dalle prime Biennali, opere di importanti autori internazionali.
Fantasia, istinto e gioia esplodono nelle gouaches realizzate per illustrare le Favole di La Fontaine, ciclo grafico realizzato da Chagall tra il 1927 e 1930, che raccontano, una volta di più, l’utopia e l’anti-modernità della lezione di Chagall, fatta di sentimenti e colori puri, uniti a una indefinibile cifra di magia che da decenni continua ad affascinare generazioni diverse di critici d’arte e visitatori.
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