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12 aprile 2024
di Lidia Lombardi

Specchio d'acqua

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Un colpo d’occhio inedito ed eccezionale. E uno spettacolo che sparge suggestioni. Eccola l’inaugurazione - Roma, sabato prossimo - dell’”acqua ritrovata” alle Terme di Caracalla. Perché, dopo 1.500 anni dalla sua costruzione, il complesso imperiale torna ad accogliere il suo elemento centrale e fondante: appunto l’acqua. E sul liquido elemento l’Aterballetto danzerà una coreografia sulle note di Rhapsody in blue di Gershwin, “colonna sonora” del Ventesimo Secolo, nel centenario della sua composizione da parte del musicista statunitense.

Lo “Specchio d’acqua” è una grande vasca a raso nella quale si riflettono le rovine più celebri delle Terme di Caracalla, quelle che fanno da quinta alla stagione estiva del Teatro dell’Opera. Uno scenario universalmente famoso, un brand di Roma, può dirsi. Ma che adesso si stratifica di significati. E che è il primo tassello di un intervento di vasta portata sia architettonica che sociale e culturale, destinato alla rimodulazione del sito archeologico: fondi del PNRR contribuiranno a riorganizzare ingresso, restauri e percorsi, oltre che a creare un giardino e un Orto botanico proprio attorno allo “Specchio d’acqua”, popolato di essenze, fioriture che si alterneranno durante tutte le stagioni, farfalle, volatili.  

 

“Un luogo di delizie, un’area che sarà particolarmente amata dai bambini”, anticipa Mirella Serlorenzi, giunta alla direzione delle Terme. E’ sua l’idea di promuovere l’ampio progetto di rinnovamento del complesso. Un progetto sposato dalla Soprintendenza Speciale di Roma, diretta da Daniela Porro. Lo “Specchio d’acqua” è dunque, circondato su tre lati da un novello prato, una vera installazione architettonica che riesce a fornire, pur con un discretissimo impatto, l’aura dello spazio in antico.

 

Facciamo un passo indietro di duemila anni. L’area dove sorgono le Terme di Caracalla è sempre stata caratterizzata dalla presenza dell’acqua, durata fino a 1.800 anni fa: già prima della sua urbanizzazione era una valle piuttosto selvaggia ricca di torrenti, ancora oggi presenti nel sottosuolo. Una volta completato, all’inizio del III secolo dopo Cristo, il complesso termale presentava nei giardini fontane e ninfei, ma soprattutto al suo interno le grandi vasche di acqua calda, tiepida, fredda e una gigantesca piscina, la “Natatio”.

 

Proprio sull’asse ribaltato di questa piscina, come un suo simmetrico duplicato contemporaneo, lo Specchio d’acqua” (ideato e progettato dall’architetto Hannes Peer)  che si erge dal terreno solo per dieci centimetri e ha una funzione multivalente: una sorta di teatro dell’acqua e sull’acqua, munito di un vero palcoscenico – una piattaforma galleggiante - destinato a una serie di attività performative e culturali, in una simbiosi tra arte e funzionalità.

 

Il palco, di colore nero, come il resto della vasca e con una minima differenza di altezza (circa 5 centimetri) rispetto allo “Specchio d’acqua”, grazie alle sue dimensioni importanti, consente la possibilità di presentare spettacoli teatrali, di danza o di musica classica, ma anche conferenze, incontri e lectio magistralis.

 

Ed è appunto qui che sabato si esibirà l’Aterballetto, nella coreografia di Iratxe Ansa e di Igor Bacovich: due repliche, alle 16 e alle 17,30, alle quali si potrà assistere semplicemente acquistando il biglietto di ingresso alle Terme. Insomma, una festa, un regalo della Soprintendenza Speciale di Roma a tutti i visitatori.

 

Ma non sono solo queste le suggestioni dell’installazione che rimandano all’antico. Sul suo fondale venti getti d’acqua completamente immersi, accompagnati da altrettanti riflettori, permettono di eseguire vari giochi e movimenti d’acqua e di luce. Il palco è perimetrato su tre lati con un Led lineare a luce calda, e, solo nel lato lungo, con un impianto di atomizzazione dell’acqua in grado di produrre una nube proiettata verso il centro della vasca; si restituisce così la suggestione del vapore degli ambienti riscaldati del calidarium e del tepidarium, tanto amati dai cittadini dell’Urbs imperiale, nonché dei diversi ambienti per la sauna.

 

La vasca diventa perciò un elemento perfettamente integrato con le monumentali rovine. Le ampie dimensioni – complessivamente mille metri quadrati – la appiattiscono sul prato che la circonda.

 

Sfiorare con la punta delle dita l’acqua, ascoltare il suo gorgoglio prodotto nella graticola di scolo che la circonda emulsionano per ciascuno la possibilità di interagire con l’ambiente. La vista poi spazia dal rossastro delle monumentali vestigia all’azzurro del cielo capitolino al rosa, al bianco, al verde degli alberi in fiore.

 

Il Master Plan della riorganizzazione delle Terme, che si realizzerà in pochi anni, non contempla l’eliminazione degli spettacoli estivi del Teatro dell’Opera.. “Lo Specchio d’acqua – spiega Mirella Serlorenzi a Mag – durante la stagione del Caracalla Festival viene svuotato e ricoperto per consentire l’installazione del grande parterre destinato al pubblico dei concerti, delle messinscene operistiche, delle perfomances di danza”.

 

Il complesso voluto dall’imperatore folle e visionario perse la funzione termale nel V secolo, di pari passo con la decadenza dell’Impero. Le cisterne alle spalle dello “Specchio” ancora ricordano l’abbondanza del liquido prezioso per gli antichi romani, che addomesticarono fiumi e sorgenti con spericolate e perfette opere ingeristiche, dagli acquedotti ai sistemi di irrigazione a quelli fognari. Le Terme erano un luogo dell’otium, inteso anche come benessere e introspezione.

 

Lo Specchio, così come due aree verdi che sorgeranno accanto alla biglietteria, saranno spazi meditativi e attivo-dinamici. “Integrato architettonicamente con il monumento antico, lo Specchio incarna i concetti filosofici sia della presenza, con l'acqua stessa (Dasein), sia l'assenza materica, tramite il riflesso (Nichtdasein), riverberando le idee di Martin Heidegger – dice Hannes Peer -  Un invito alla contemplazione e anche una cornice dinamica per iniziative culturali, che segna il primo passo di una nuova fase volta a preservare l'eredità archeologica, proiettando lo sguardo verso il futuro». E’ quella che la Sovrintendenza ha chiamato “Rivoluzione Caracalla”.

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